05-03-2007
KELTIA
"1666"
(Li Mohe)
Time: (35:37)
Rating : 8
Accogliamo con piacere questa nuova uscita della belga Li Mohe, associazione culturale no-profit che si è prefissa l'onorevole obiettivo di promuovere al meglio i progetti artistici degli artisti locali più meritevoli ed innovativi. Fra tali artisti, oltre ai Soysoy (dei quali avremo modo di parlarvi altrove) c'è da includere anche il progetto Keltia, così denominato per via del nome d'arte scelto da quest'ottima musicista che iniziò la sua carriera a soli 16 anni, proponendo in sede live con la sua arpa celtica tanto motivi tradizionali irlandesi e bretoni quanto brani di Kate Bush, Clannad ed Enya, arrivando ad aprire i concerti di nomi del calibro di Louisa John-Krol, Francesco Banchini (GOR) ed Iona. Dopo aver registrato i demo-CD "Siren" nel 2003 e "Face à Face" (live) nel 2005, Keltia ha riunito intorno a sé Cécile Gonay e Franck Marchand, entrambi provenienti dagli apprezzati label-mates Sosysoy, ed ha finalmente dato vita alle nove tracce che compongono il suo debutto ufficiale. È difficile inquadrare con una certa precisione lo stile musicale di quest'eclettica artista, ed anche le note ufficiali, che parlano di un mix tra pop-folk e la musica prog, dark e barocca e citano influenze quali Kate Bush, Björk, Peter Gabriel, Dead Can Dance e Malicorne (e noi ci aggiungeremmo anche Loreena McKennitt e gli stessi Francesco Banchini e Louisa John-Krol...), arrivando a tirare in ballo un genere dai confini labili come la world music, non rendono piena giustizia ad un lavoro così ricercato e particolare. Meglio immergersi nell'ascolto di questa breve ma intensa opera prima, debutto di altissimo livello imperniato sui cantati suggestivi di Keltia - sempre rigorosamente in lingua francese - che si incastrano fra melodie delicate e malinconiche pregne di tradizione. Sfruttando anche sonorità di stampo orientale, come nel gioiello "Brocéliande", Keltia e la sua studio-band riescono a coinvolgere con eleganza senza sacrificare un'oncia d'intensità, nemmeno quando i toni si smorzano nettamente come nella delicata ninna-nanna "Une Fée Dans Une Lanterne"; la caratura dei passaggi strumentali è indiscutibile, ed il senso di malinconia che traspare in taluni frangenti è sapientemente mitigato dal calore che le canzoni riescono ad esprimere con assoluta naturalezza. "1666" è descritto come un mistico diario di viaggio che ci guida nel mondo fantastico della sua creatrice, e dopo i dovuti ascolti non potremmo essere più d'accordo: lasciatevi rapire dalle melodie di Keltia ed unitevi alla carovana...
Roberto Alessandro Filippozzi
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