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Room 105

08-05-2008

CAPRICE

"Kywitt! Kywitt!"

Cover CAPRICE

(Prikosnovénie/Audioglobe)

Time: (43:33)

Rating : 9

Li avevamo lasciati tre anni fa, con l'uscita del terzo capitolo dell'indimenticabile saga dedicata alla musica degli Elfi (lo stupendo "Elvenmusic III - Tales Of The Uninvited"), questi straordinari musicisti 'presi in prestito' all'Opera moscovita... ed ora eccoli di nuovo tra noi, pronti ad allietarci nuovamente con le loro dolci melodie incantate. Attraverso i dodici episodi di "Kywitt! Kywitt!" i Caprice, indiscussi maestri delle più fiabesche sonorità neoclassiche, hanno però voluto spingersi oltre rispetto a quanto fatto in passato, camminando con il solito fare sicuro sull'ipotetico asse temporale che sintetizza passato (le liriche tradizionali e d'origine poetica, così come la strumentazione quasi interamente classica e folkloristica, sono una costante nell'opera della band) e futuro del genere proposto (i Nostri sono tra i pochissimi esponenti della scena degni d'essere considerati dei musicisti 'all'avanguardia') in vere e proprie composizioni di musica da camera. Ispirazione, fantasia e sensibilità sono le parole chiave che, ormai da undici anni a questa parte, descrivono la raffinata Arte dell'ensemble russo, ma in questo nuovo capitolo troviamo molto, molto di più: con l'ultimo full-lenght della propria creatura - il settimo di una discografia gloriosa - Anton Brejestovski fa la sua prima timida escursione al di fuori dei rassicuranti meandri della foresta delle Fate, ove i canti di Laoris echeggiano magicamente tra la verdeggiante e rigogliosa vegetazione; il piccole genio 'capriccioso' volge il suo primo vero sguardo all'orizzonte, verso mondi ancor più surreali, abitati da simpatici e buffi personaggi dalle curiose fattezze che, di notte e di giorno, danno vita a stravaganti sarabande. In quest'avventura pluridimensionale, i più svariati strumenti classici si trovano a convivere con quelli tipici del rock settantiano (i Jethro Tull sembrano davvero dietro l'angolo): batteria, basso, chitarra elettrica ed un sintetizzatore analogico dal forte sapore 'vintage' si uniscono in vorticose danze cromatiche, mentre la soave voce di Inna Brejestovskaya, recitando madrigali d'altri tempi, infonde gioia e tranquillità nell'animo dell'ascoltatore. Il risultato di questa sperimentazione solo apparentemente azzardata si rivela particolarmente bizzarro, ma dobbiamo ammettere che tutti quei brani che sfiorano i limiti dell'imprevedibilità, sia sul piano strumentale che su quello vocale, come "Dundellion Wine", "Kywitt! Kywitt!" e "Fae Fae Fae Fae Fae Fae Fae", posseggono qualcosa di fenomenale e mai sentito prima d'ora. L'altra faccia del disco, quella più classicamente eterea, è allo stesso modo appagante, e sono proprio gli episodi più toccanti e poetici ("Adew, Sweet Amarillis", "Mary Morison", "Blacksmith") a far vibrare intensamente le corde dell'animo, come solo la Regina Loreena McKennitt riesce a fare. Non sapremmo davvero dire se sia il caso di porre questo "Kywitt! Kywitt!" al di sopra degli altri tasselli della discografia dei Caprice, vista l'assoluta importanza che questi hanno raggiunto presso un certo tipo di audience; quello che, invece, possiamo fermamente confermare, di fronte all'innata voglia di tracciare nuovi sentieri in un genere convenzionalmente statico ed a tanta maestria nel gestire la materia sonora, è che quest'album rappresenta una meta obbligatoria per tutti quei 'viandanti' alla ricerca di autentiche emozioni accompagnate da un'innovazione non fine a sé stessa. Una band irrinunciabile, un disco fantastico.

Marco Belafatti

 

http://www.caprice-music.com

http://www.prikosnovenie.com