02-03-2025
ALLERSEELEN
"Toteninsel"
(Aorta)
Time: CD (72:42)
Rating : 8
Di ritorno dopo ben cinque anni e mezzo dal precedente "Chairete Daimones", la storica creatura di Gerhard Hallstatt, attiva coi primi nastri sin dalla fine degli anni '80, vive una seconda giovinezza grazie alla rinnovata line-up, che vede il mastermind austriaco affiancato non soltanto dal fidato bassista e produttore Marcel P. (Miel Noir, attivissimo nella "brown area") e dal drumming di Christien H., ma anche dalla voce della nostra apprezzata connazionale Aima, la quale, passata da ospite (in due brani del succitato penultimo album) a membro permanente, porta in dono non soltanto le proprie indiscusse abilità artistiche, ma anche quel suo inconfondibile carattere spirituale conferito al canto. Un assetto ottimale che permette alla scrittura di Gerhard - al solito autore di tutte le musiche - di splendere di rinnovata efficacia, mantenendo inalterata quella formula unica e personale cementata negli anni, costruita sulla circolarità di avvolgenti strutture sonore in bilico tra folk, industrial e rock, cucite con finiture sinfonico/marziali ed estro sperimentale. Con Gerhard impegnato tra musiche, spoken words e supervisione globale, è Aima a fornire la prova più avvincente ed a marchiare a fuoco i momenti migliori dell'opera: evocativa ed austera tra la lugubre ritualità di "Dies Irae", suggestiva ed ammaliante sull'ipnotico giro marziale di "Kai Sumplekontai Ta Panta", teatrale e fascinosa nel raffinato ed avvolgente gioco d'archi di "Antonius Block", eterea cerimoniera del soffio radiante "Da Bin Mit Meinem Mörder Ich Allein". E ancora mistica nella trance industriale dell'incalzante "Seeds Of Time", severa tra le pulsioni marziali di "Totenschiff" e spettrale nella plumbea "Agonia", per un contributo realmente decisivo. Ma è tutto l'album, nei suoi oltre 70 minuti, a fluire e funzionare benissimo, dai passaggi maggiormente intrisi di folk (la suadente "Grubenpferd", i minimalismi melliflui di "Die Asche Von Maria Callas" e quelli intimi di "Der Tod Als Geschenk") a quelli più elettrici e vibranti , come "Ich Hatt Einen Kameraden" e la più sintetica "Staubdämonen". Bene anche gli altri ospiti, da Daniel P. Àrnica (alla chitarra in un paio di brani) a Stefano Bertoli (theremin, synth e tamburo giapponese), passando per M. Percht degli Sturmpercht (sue le spoken words tra le sottigliezze sinfonico/marziali di "Sterbelied"), ma il vero tesoro nascosto del disco è "Liekki", raffinata gemma folk con splendide finiture d'archi ove è il finnico Aki Cederberg (scrittore, regista e musicista che ha fatto parte, tra gli altri, dei superbi Halo Manash) a narrare il testo. Confezionato in un bel digipack completo di esaustivo e splendidamente illustrato booklet, "Toteninsel" è senza dubbio uno più solidi, completi ed efficaci lavori di una lunga discografia di assoluto spessore, ad ennesima conferma del meritato blasone che Allerseelen può fieramente sfoggiare.
Roberto Alessandro Filippozzi
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