20-01-2008
THE MOORS
"The Moors"
(Forest Of The Fae/Masterpiece)
Time: (73:49)
Rating : 5.5
The Moors è un duo americano (di Boston, per l'esattezza) composto da Sharyne MacLeod NicMhacha e Scott Dakota. I due composero solo quest'album nell'ormai lontano 1998, pubblicato oltreoceano dalla defunta etichetta Castle Von Buhler e proposto in Europa dall'indimenticata Hyperium Records. Dopo anni di oscuramento questo CD viene recuperato dalla Forest Of The Fae (nuova sub-label della Dark Symphonies), in un momento in cui forse ormai più nessuno si ricordava dell'esistenza dei Moors. Il motivo trainante dell'album è la cultura e la tradizione celtica, che trova la sua ragion d'essere nella cantante e massima sostenitrice del progetto Sharynne MacLeod, discendente diretta dell'omonimo clan, studiosa, insegnante e sacerdotessa del culto dei druidi. I suoni vengono espletati tramite una strumentazione divisa tra loop e marchingegni sintetici da una parte e chitarre, fiati e percussioni dall'altra: da ciò derivano ovviamente melodie vicine sia al rock (gothic e indie) che ad un ethereal paganeggiante figlio dell'elettronica, con puntate verso melodie ancestrali, medievali ("Dve Nevesti") o new age ("Moon Meditation And Prayer"). Il tutto sostenuto da una voce in stile 'heavenly' sicuramente bella, ma ascoltata già miliardi di altre volte. Ciò che mi chiedo è: perché i Moors hanno finito col cadere nel dimenticatoio, considerando che il tema che trattano è alla base di tantissimi gruppi ancora attivi? E come mai parliamo ancora oggi di una pagan-band in larga parte autoprodotta, ma non più attiva da anni come Hagalaz Runedance, piuttosto che dei Moors? Secondo me perché i Moors non hanno avuto, e non hanno adesso a maggior ragione, quella forza prorompente che hanno saputo avere tanti altri progetti di musica cosiddetta 'celtic', 'pagan' et similia. A risentirli ora, a distanza di dieci anni, è forse il lato rock ad incidere troppo, soprattutto nelle sessioni ritmiche di alcuni lunghi brani: ne risulta un sound troppo lontano dal passato che si intende descrivere con i testi, sebbene le incursioni degli strumenti a fiato riescano a dare qualche buona atmosfera. Alcuni discreti momenti di matrice ethereal sembrano datati per i nostri tempi, ma mi rendo conto che nel 1998 la corrente eterea aveva ancora una buona presa sul pubblico e questo album lo dimostra in pieno. Non nego una minima e remota somiglianza con i Dead Can Dance, ma siamo su due livelli completamente diversi: il lato sperimentale, etno e tribal (nonché la grandezza di un'intera carriera) che fu di Lisa Gerrard e Brendan Perry non permettono di fare paralleli di alcun genere, anche se qualcuno ci ha provato. A mio parere è meglio recuperare un album come "Fruits of Yggrasil" (firmato Sixth Comm con l'ausilio della sacerdotessa Freya Aswynn) per accostarsi al paganesimo, o affidarsi a Michael Moynihan sia sul versante musicale che cartaceo, o ancora dirigersi verso le produzioni più accessibili di Loreena McKennitt. L'album dei Moors rimane solo un esempio (peraltro minore) di un filone musicale che, come tanti, ha fatto il suo tempo ed è tramontato. Per ricordare un periodo e per capire un approccio (tra i tanti) ad un tema bistrattato come il paganesimo celtico.
Michele Viali
http://myspace.com/themoorsofficial