08-09-2020
DARKWOOD
"Twilight Garden"
(Heidenvolk)
Time: CD (45:58)
Rating : 7.5
Se escludiamo un 10" live ed un paio di raccolte (di cui una su cassetta, atta a supportare un tour americano) pubblicati fra il 2015 ed il 2017, il longevo progetto di Henryk Vogel mancava all'appuntamento con una nuova uscita dai tempi di "Schicksalsfahrt", ottavo album ufficiale rilasciato nel lontano 2013. C'era quindi grande attesa per il ritorno dell'act di Dresda, che finalmente si ripresenta sulle scene con la nuova fatica, al solito realizzata attraverso l'etichetta personale di Henryk, sia in formato CD che nelle 515 copie dell'edizione in vinile. Ed è un ritorno decisamente ispirato quello del progetto tedesco, con Henryk che, contornato da sodali che già in passato avevano aggiunto a più riprese colore al suono di Darkwood (la fisarmonica e la voce di Manuela Zankl, la tromba militare a cura di Voxus Imp. e le tastiere di Andreas), dà vita a dieci momenti di puro neofolk germanico ad ampio raggio, sfoggiando quella pregevole gamma di soluzioni che è lecito attendersi da un nome di punta del panorama dark-folk. Se l'up-tempo "One-Eyed God" apre con grande dinamismo, "The Sixth Night" riporta il suono verso un'intima passionalità, dando subito la dimensione dell'importanza dei cori di Manuela, sempre pronta a dare il giusto supporto al canto di Henryk. Ora elegante e di classe ("Cherry Blossom"), ora dotato di buon piglio e finanche di groove ("The Last Wolf"), il songwriting di Darkwood denota sempre grande genuinità nei sentimenti espressi, che si tratti della dolcezza dell'intima "Twilight", della solennità di una "Lucid Dream" capace di grande trasporto, della tristezza interiore di "Chased By The Swans" o dell'impeto della sontuosa "Night Was Golden". Non solo una chitarra acustica prominente, ma anche tanti ricami melodici di pregio, nonché la giusta intensità (di cui "The Wolf's Word" è l'ennesima riprova) e, dulcis in fundo, un pathos sempre ben presente che guida anche - fra ritmiche nervose - la conclusiva "Emma In Winter". Ennesimo lavoro di alto livello per un act che, anche quando ha voluto tentare qualche esperimento in più, non ha mai deluso le alte aspettative del proprio fedele seguito, e che anche stavolta tiene viva la fiamma del neofolk mitteleuropeo.
Roberto Alessandro Filippozzi