18-11-2019
PYLAR
"Orýgenes"
(Gradual Hate Records)
Time: CD (50:59)
Rating : 7.5
Nato nel 2012 per mano di membri di Blooming Latigo ed Orthodox, con una line-up avvolta nel mistero (corroborato dall'utilizzo di maschere ed abiti rituali), il progetto spagnolo Pylar si è reso autore di cinque album fra il 2013 ed il 2017, macinando consensi in virtù di un suono che coniuga sacralità rituale, canti sciamanico/stregoneschi, avanguardismo industriale, ambient-folk e sfumature di crudezza metal, risultando carico di un particolare e totalizzante fascino oscuro che travalica il concetto di tempo. Se l'esperienza live pare essere la più indicata per cogliere appieno le finalità di una creatura sonora così particolare, che agli strumenti più tradizionali (batteria, chitarra, violino, mandolino...) affianca rocce, tubi, colonne, pietre, lava tettonica e quant'altro, anche quella da studio non è da meno, come dimostrato soprattutto col debut album "Poderoso Se Alza En My", di cui il dischetto in esame è pressoché la forma embrionale, trattandosi delle tracce demo registrate fra il 2012 ed il 2013. Buona parte del materiale contenuto in "Orýgenes" - pubblicato circa un anno fa nelle 300 copie dell'edizione digipack - è infatti confluito in una forma rivista e più compiuta nel suddetto esordio ufficiale, e quindi il dischetto in esame tornerà utile soprattutto a chi intende indagare le origini (come suggerisce il titolo stesso) di questo misterioso collettivo. "Pylares" apre all'insegna della ritualità sacrale, fra organo e rulli marziali, prima che il crescendo elettrico sfoci in quel caos di suoni in cui ai Nostri piace sguazzare, come conferma la più doomish, cruda e per l'appunto caotica "¡Alzaos, Oh, Puertas Eternas!". Alle ambientazioni lugubri di "El Primer Signatario Ante El Arcano" risponde il noise crescente di "La Gran Luminaria"; particolarmente tetra e stregonesca si rivela essere "El Más Anciano De Los Errantes", mentre lo spettrale atto conclusivo "El Secreto De Las Sendas" pone l'accento su quel suggestivo quanto inquietante rincorrersi di suoni in cui il combo ispanico è abilissimo a districarsi all'interno delle lunghe e cupe ambientazioni che permeano i brani. Un suono carico di quel trasversale magnetismo oscuro che può riunire sotto un unico tetto gli amanti del dark-folk, dell'industrial di più ampio respiro, dell'ambient rituale e finanche di certo metal di confine e meno ortodosso, nel nome di un'arte che si pone finalità ben più alte del mero intrattenimento musicale. Da scoprire, se ancora non lo aveste fatto.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://www.facebook.com/PPYLARR/