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Room 105

05-11-2019

ZERESH

"Farewell"

Cover ZERESH

(999 cuts)

Time: CD (43:58)

Rating : 7

Quella israeliana non è certo una scena molto grande, ma c'è comunque fermento artistico, e fra i nomi emergenti vi è senza dubbio quello di Tamar Singer, musicista che negli ultimi due anni ha già fatto coppia con quotati connazionali come Vlad Shusterman (Ghost Bike, White Mourning) nei Cruel Wonders e Michael Zolotov (Kadaver) nei Necromishka. Zeresh è il progetto solista della cantante/chitarrista, e dopo il buon esordio con l'EP "Sigh For Sigh" ad inizio 2018, arriva infine il momento del debutto sulla lunga distanza, anch'esso patrocinato dall'israeliana 999 cuts. Quello di Zeresh è un dark-folk atmosferico che si rifà alla tradizione del genere, ma che, in virtù della voce femminile, vive di un pathos differente rispetto ai colossi del settore, senza timore di sconfinare verso lidi più propriamente industrial alla stregua di certe gloriose realtà legate al giro della Tesco, con le quali condivide anche una produzione dai toni grigi e mesti che esalta la drammaticità ed il disincanto intimista della scrittura. L'introduttiva "Past Existence" getta subito un ponte tra il folk acustico ed il noise, ma "The Harvest Moon" chiarisce subito quale sia il mood dominante con le sue trame dark-folk evocative, ben seguita da quella drammatica "The Ways Of Death" in cui fa capolino il violino dell'ospite Sara Krasemann, proveniente da quei Darkwood che sono di certo fra le influenze ascrivibili al suono di Tamar (al pari di quegli :Of The Wand And The Moon: che Zeresh si appresta a supportare dal vivo). È il suddetto Michael Zolotov a fornire i rumori necessari per l'assemblaggio di uno strumentale sospeso e dronico come "Whitening Shade", appena prima dell'apice del dischetto, rappresentato da quell'intensa "Invictus" scritta assieme al summenzionato Vlad Shusterman, ma non è da meno la mesta e dolente "A Farewell", capace di farsi più accorata e vibrante, nonché più noisy verso il finale. Se "The Lake Isle Of Innisfree" si rifà ai canoni più tipici del dark-folk, "Virtues" calca invece la mano su di una commistione industrial-sinfonica, prima che "All Perished" - che gode del contributo vocale/sonoro della jazzista israeliana Ayelet Rose Gottlieb - chiuda i giochi coi suoi toni più dolci. Un primo full-length indubbiamente positivo per un'artista che possiede buone capacità pratiche e di scrittura, e che, col tempo e l'esperienza, potrà ambire a raggiungere vette artistiche ben più alte e significative. Da tenere d'occhio.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

https://zeresh.bandcamp.com/

https://www.facebook.com/zereshh/