22-10-2018
DUNCAN EVANS
"Prayers For An Absentee"
(Auerbach Tonträger/Prophecy Productions)
Time: CD (50:17)
Rating : 6.5
Con alle spalle una prima release solista datata 2013 ed un 7" uscito nello stesso anno, il chitarrista degli A Forest Of Stars torna sotto l'ala protettiva della sublabel di Prophecy dedicata a produzioni folk e neofolk con un nuovo album, uscito ad Agosto dell'anno corrente in digisleeve con booklet di 12 pagine o in box set limitato a 100 copie composto da 2 CD - tra i quali un bonus disc contenente tracce esclusive - e 4 postcards, una delle quali numerata a mano e firmata dell'artista. Tralasciando la sempre ottima cura nel dettaglio delle produzioni fisiche di casa Prophecy - bellissima ad esempio l'illustrazione onirica di Irrwisch che accompagna quest'ultimo album - quella di Duncan Evans è una carriera in solitaria più che altro atta a sfogare la sua passione per il cantautorato e le sue abilità compositive, elementi che confluirono cinque anni fa in quel "Lodestone" che suonava come una prova accettabile fondata su chitarre e voce - quest'ultima decisamente elemento portante e peculiare della musica dell'artista inglese - ed atmosfere folk-blues dal tocco classico, ma anche 'pop'. Il nuovo lavoro di Evans ribalta quella figura di singer/songwriter solitario presente nell'uscita precedente e lo vede invece affiancato da una band al completo, cosa che gli permette di spaziare con più libertà tra differenti stilemi sonori. Anche stavolta ci troviamo di fronte ad un concept composto da otto tasselli ispirati dalla cosiddetta "saudade" - termine portoghese che indica una brama inspiegabile - i cui testi si ispirano ad autori come Cormac McCarthy, Thomas De Quincey e John Berryman. È come sempre la voce di Evans - potente, incisiva e versatile - a sorreggere il tutto, coadiuvata da un comparto sonoro più variegato e con più mordente rispetto alle singole chitarre elettriche ed acustiche del debut. Possiamo così essere trasportati tra rock ballads dal sapore canterburiano ("Bring Your Shoulder"), ritmiche folk dalle incursioni sornione ma ricercate ("Borderlands Prayer") e vortici post-punk ben mescolati con ritmiche incisive e vocals carismatiche, impegnate poi in una metamorfosi lisergica che ricorda formazioni prog come Jethro Tull o Gentle Giant ("Us And Them And You And Me"). La lunga suite di "Trembling" segna invece il raggiungimento del cuore stesso dell'album - non a caso si trova proprio al centro della tracklist - nonché delle maggiori vette espressive della band di Evans. Tra riverberi di chitarra e voce intensa, tra armoniche gocce di piano ed un assolo divampante verso il finale, il novello entourage che circonda l'artista si dimostra decisamente a suo agio nel compito di proporre pezzi dall'aura orecchiabile ma allo stesso tempo forieri di un alto livello di abilità tecnica. "Poppy Tears" e "I Know" tornano a proporre sonorità da rock-ballad sentimentale dove riverberi e piano la fanno da padrona, lo stesso piano che dona armonia alle rinnovate e serrate tendenze post-punk di "Christabel". "Time", infine, è una bella ed intensa sorpresa folk a conclusione di un lavoro che vede suggellate ulteriori prove espressive di un artista fortemente carismatico ed abile, sempre in cerca di nuove strade sonore da seguire e fare proprie con passione bruciante.
Lorenzo Nobili
https://www.duncanevans-music.co.uk/