10-05-2018
NYTT LAND
"Odal"
(Cold Spring)
Time: CD (58:08)
Rating : 7.5
Il quartetto siberiano, balzato agli onori delle cronache a tinte scure ad inizio dello scorso anno con "Fimbulvinter" (primo lavoro per la britannica Cold Spring), si conferma particolarmente attivo e vitale, tornando col nuovo full-length - il quinto, se si include anche l'eponimo esordio digitale - a soli quattordici mesi dal suddetto opus. Con una line-up pienamente confermata, cui si aggiungono solo alcuni ospiti per completare il lavoro vocale/corale (incluso il figlio di Anatoly e Natalya Pakhalenko, di soli quattro anni), i Nostri proseguono nel loro affascinante discorso di recupero delle antiche sonorità folk nordiche, ispirandosi stavolta alla musica tradizionale delle popolazioni indigene della Siberia ed all'epica islandese. Le note ufficiali accostano il sound anche all'atmosfera del classico black metal norvegese, e se su questo si può discutere, appaiono invece perfettamente sensati i continui accostamenti ai ben noti Wardruna, oltre ad altre formazioni che si abbeverano alla fonte del folk/ambient rituale (fra cui gli eccelsi Arktau Eos). Mentre i suoni naturalistici sono stati catturati nella Siberia dell'ovest e nel nord della Norvegia, la strumentazione - che include flauti, scacciapensieri, percussioni e strumenti tradizionali come la tagelharpa - è stata registrata in presa diretta, verosimilmente allo scopo di ricreare al meglio lo spirito live del combo siberiano, notoriamente molto attivo anche sul versante concertistico. "Odal" è un nuovo viaggio a ritroso nelle radici dell'ur-folk nordico che, anche stavolta, recupera tutti quei tratti propri di una cultura e di un immaginario il cui fascino non ha mai smesso di fare proseliti, e che rivive con forza, intensità e trasporto nelle composizioni di una band la cui credibilità è fuori discussione. Ciò che eleva i Nytt Land al di sopra della concorrenza è il superbo lavoro svolto per le vocalizzazioni, ove la tecnica siberiana di overtone singing nota come 'kargyraa' (tipicamente maschile per questioni fisiche) viene padroneggiata con ottimi risultati anche da Natalya, la cui voce - contrapposta alla più cruda controparte maschile - è spesso protagonista, come nella conclusiva "Sigrdrífumál", scandita dal battito delle percussioni. Un viaggio sonoro che evoca in pieno l'immaginario a cui si ispira, magari in maniera sin troppo fedele ai dettami originari ma senza cadute di tono, con gli umori scuri di "Ragnarök" e l'intensità della multiforme "Deyr Fé" a rappresentare i momenti più suggestivi dell'intera opera (peraltro confezionata in un gradevolissimo digipack a sei pannelli). Album che conferma i Nytt Land nel gotha di una scena che ha il delicato e nobile compito di mantenere vive quelle sonorità ancestrali che sarebbe delittuoso lasciar cadere nell'oblio del dimenticatoio, e che in "Odal" rivivono nella dimensione ad esse più consona.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://nyttland.bandcamp.com/