09-05-2015
PHURPA
"Mantras Of Bön"
(Zoharum)
Time: (77:58)
Rating : 7.5
Collettivo e gruppo di performance russo, Phurpa si compone di cinque elementi per suonare e registrare autentica musica rituale di Bon (la più antica delle tradizioni buddiste, proveniente dal Tibet), usando strumenti rituali e tecniche vocali tantriche. La peculiarità del combo è uno speciale tipo di canto tantrico 'overtone' denominato gyukye, una particolarissima tecnica che determinati membri di Phurpa padroneggiano studiandola tanto in maniera pratica quanto teorica, recuperando tradizioni che affondano le radici nel tempo e nelle regioni più remote. Con una decina di release complessive (principalmente in CD e CDr, ma anche in audiocassetta), fra cui l'importante "The Magic Rituals Of The BON Tradition" edito in CD + DVD dalla Cyclic Law, il gruppo guidato da Alexei Tegin si è imposto all'attenzione del pubblico meno convenzionale, riuscendo ad esibirsi più volte fuori dai confini nazionali. "Mantras Of Bön", edito in un pregiato ecopack a tre pannelli con splendida veste grafica in 500 esemplari, testimonia proprio l'aspetto live del collettivo, con cinque tracce catturate in diverse location. La 'parte I' del CD (Phurpa feat. Alissa Nicolai) consta di due brani: il primo registrato a San Pietroburgo ed il secondo a Mosca, col preziosissimo ausilio dell'ospite Alissa e delle sue incredibili potenzialità vocali. È infatti la Nicolai a prendersi la scena coi suoi vocalizzi ora sinistri e inquietanti, ora stridenti e disturbanti, ora più sofferenti e spettrali, con solo la profondità dei cupi riverberi ambientali ad accompagnarla nelle sue arcigne evoluzioni vocali. La 'parte II' (Phurpa Bön Ceremonies) vede i Nostri eseguire pezzi ben noti del proprio repertorio e si apre con "Mu-Ye", mastodonte di oltre 20 minuti catturato dal vivo a Berlino: qui il combo torna al suo assetto più naturale, sfruttando la vocalità - stavolta maschile - come strumento per creare vortici sovratonali prossimi ad un autentico 'muro di voce'. Sono le ultime due tracce, "Kuntunzangpo" e "Mi Dud", a rifarsi fino in fondo alla pratica dei mantra: con fare più ipnotico la prima, mentre la seconda implementa qualche colpo sparso di percussioni metalliche in un'opera strumentalmente ridotta all'osso. Forse non l'uscita più adatta per avvicinarsi ad un progetto così cerimoniale ed alto nei suoi intenti, ma di certo un altro importante tassello per rendersi conto della forza (spi)rituale dell'arte di questo particolarissimo collettivo russo. Agli interessati consigliamo una certa solerzia, essendo l'album uscito già da diversi mesi e poche le copie rimaste disponibili.
Roberto Alessandro Filippozzi