24-11-2013
THEODOR BASTARD
"Oikoumene"
(Danse Macabre)
Time: (64:17)
Rating : 9
A parte la defunta Pandaimonium nel 2004, nessuna etichetta europea di peso si era mai veramente accorta della grandezza del collettivo di San Pietroburgo, al punto che i Theodor Bastard gli ultimi due lavori ("Remixed" del 2011 ed il qui presente "Oikoumene") se li erano dovuti realizzare in proprio, mettendo in piedi per l'occasione la Theo Records... "Oikoumene" usciva in CD (digipack) e in digitale nel febbraio 2012, ed è ora la tedesca Danse Macabre a mostrare la lungimiranza necessaria per una meritatissima stampa europea in grande stile, seppur nella più modesta confezione jewel-case (e senza alcuna variazione alla tracklist, per la cronaca). Escludendo i primordi d'inizio millennio, a dir poco criptici e sperimentali, la band è decollata nel 2004 con il fondamentale ruolo da protagonista ritagliato per la magnifica voce di Yana Veva nel gioiello "Pustota", album della svolta che ha proiettato il suono del combo russo verso lidi trip-hop, etnici e gotici/darkwave di assoluto spessore, intrisi di tradizione e carichi del carisma che una mistura così ben bilanciata e personale riesce a infondere ad ogni passaggio. Dopo un live, altri due lavori in studio ed un album di remix, i Nostri approdano alla nuova fatica rimettendosi in discussione come solo i migliori sanno fare, mettendo da parte la componente elettronica e collaborando a livello internazionale per il completamento di brani mai così organici, etnici fino al midollo e scevri dai rimandi gotici dei lavori precedenti. Attorno alle figure portanti di Yana e del compositore principale Fedor Svolotch (autentico polistrumentista di grande talento) si riunisce un manipolo di collaboratori che, in altre città europee, hanno registrato le proprie parti, con brani che vantano fino ad otto partecipanti ai rispettivi strumenti. A proposito di questi ultimi, ve ne è una pletora a supporto delle varie song: non solo basso, chitarra, batteria e tastiere, ma una intera galassia di percussioni assortite, didgeridoo, violoncello, flauto di Pan, ocarina etc., al fine di rendere perfetto anche il minimo dettaglio, come si conviene a compositori ed arrangiatori di siffatto livello. Una sfida vinta su tutti i fronti, con brani di una bellezza travolgente come la magnetica e mediorientale title-track e la favolosa cover di "Anubis" degli Shiva In Exile (dall'album "Nour" in cui cantava la stessa Yana, che qui regala una performance ancor superiore), seguiti da tutta una serie di episodi l'uno più bello e riuscito dell'altro. Dalla seducente ed ipnotica opener "Takaya Mija" allo spirito antico di una "Gerda" che non si preclude sublimi malizie prog, passando per le movenze trip-hop della sensuale e sontuosa "Farias" e della dolce e suadente "Intifadah", fino al magnetismo dolente del singolo del 2010 "Tapachula", c'è materiale in abbondanza per sedurre chiunque sia avvezzo a queste sonorità, fosse anche solo per godere delle meraviglie vocali di cui Yana è capace e di una maestria strumentale rifinita sino alla perfezione. Un progetto di livello superiore ormai da quasi un decennio, capace di spaziare come pochissimi altri fra le culture senza mai perdere il filo logico, finalmente beneficiario della giusta visibilità all'interno della scena con un disco da non perdere.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.dansemacabre-group.com/