01-08-2013
SCHATTENSPIEL
"Aus Dem Dunkel..."
(Dead Master's Beat)
Time: (63:44)
Rating : 8
C'era attesa intorno all'uscita della settima release di Schattenspiel (recentemente passato da solo-project a duo con l'ingresso in formazione di Lionel Verney, mastermind dell'altro eccellente act teutonico Verney 1826), anche perché questo nuovo album coincide con la terza ed ultima parte di una trilogia iniziata con i full-length "Schattenkrieger" (2010, Ufa Muzak) e "Lichtgestalten" (2011, uscito per la Dead Master's Beat di Jens degli Sturmkind, che cura anche la nuova fatica). Se già in passato avevamo avuto modo di saggiare le qualità di un progetto capace di muoversi con molto più estro e creatività dei tanti colleghi in ambito sinfonico/marziale, col nuovo innesto di cui sopra la creatura di Sven Phalanx raggiunge un livello superiore in termini di ricercatezza e raffinatezza di suoni, trame e strutture, per un risultato molto più coraggioso e ardito rispetto al passato che eleva Schattenspiel ben al di sopra della media del settore. La maggior fantasia che anima l'affascinante songwriting del duo permette soluzioni estremamente variegate, ma sempre con una chiara visione d'insieme, garantendo praticamente ad ogni brano di splendere di luce propria, per un ascolto che scivola via con estremo piacere in tutta la sua ora abbondante di durata. Sia il piglio marziale che gli spunti sinfonici fungono da base per costruire qualcosa di diverso e più avvincente, anziché costituire l'intero corpus del suono come in una miriade di act odierni del filone martial/neoclassic, e ciò permette ai brani di colorarsi di tinte e sfumature nuove con grande coraggio, senza paura di andare oltre i rigidi paletti del settore. Momenti come la magnetica ed epica "Western Front", l'ariosa e drammatica title-track (il cui pathos sinfonico ha in sé la forza della semplicità), la più delicata "The Grave At The Bottom Of The Sea", la dolce carezza "Midnight In Prypjat" o la possente ed intensa "Trommelfeuer" testimoniano della grande classe con cui i due padroneggiano la materia sinfonico/marziale. L'estro creativo che rappresenta la marcia in più del duo emerge con forza in più punti: nello stiloso groove delle movenze electro-sinfoniche di "Masks", nelle suadenti trame dell'onirica ed avvolgente "To The Ocean", nelle derive electro ed etno-sinfoniche della notturna "Todesahnung" e nel solido incedere quasi 'cyber" di "Two Nations", senza tradire le prerogative che storicamente fanno parte del background di Schattenspiel. Col suo magnifico tema di piano, il pathos drammatico ed i bei sussurri femminei dell'ospite L., "A Thought-Flower" è senza dubbio uno dei momenti più alti di un'opera che funziona da cima a fondo, come dimostrano anche le pregevoli collaborazioni: Art Of Empathy porta in dote il suo gioiello "Good Morning Sick World" per eseguirlo in una bellissima e fine versione assieme ai Nostri (con in aggiunta anche la voce di Miss Kitty), mentre Jörvallr si produce assieme al duo in una magnifica versione della sua "We Shall Fight", song di una delicatezza toccante; bene anche l'apporto di Acta Non Verba, con cui Sven e Lionel realizzano la più austera e industrialoide "Der Vorhang Ist Gefallen", mentre Stahlplanet fa squadra coi due artisti tedeschi nella conclusiva "Zirkulat", sottile e misteriosa nei suoi sospiri sinfonici. Senza dubbio l'opera meglio realizzata, più completa ed ispirata del progetto tedesco, che col nuovo assetto è più che mai pronto ad ampliare la propria visuale, per vincere nuove sfide ed elevarsi ancor di più sopra le orde di mestieranti del settore. Vivamente consigliato.
Roberto Alessandro Filippozzi
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