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Room 105

11-07-2013

LUX INTERNA

"There Is Light In The Body, There Is Blood In The Sun"

Cover LUX INTERNA

(Pesanta)

Time: (55:30)

Rating : 8

Se ci sono voluti ben sei anni affinché la band americana tornasse col successore dell'ottimo "God Is Not Dead For The Birds", ciò sicuramente è stato dovuto anche alla prematura scomparsa del tastierista e membro storico Kevin R. Sweet, che ci ha lasciati nel 2010. Ciononostante il combo guidato dai coniugi Gentzke ha inteso proseguire il proprio cammino artistico, e trovato un accordo discografico con la statunitense Pesanta (dopo la dipartita di quel marchio storico del neofolk che fu la Eis Und Licht, etichetta che scommesse sui Nostri sin dai loro esordi ad inizio millennio), torna finalmente sulle scene con l'atteso quarto full-length, per realizzare il quale si è avvalso di importanti collaboratori come Kris T. Force (Amber Asylum, incaricata di suonare viola, violino e violoncello, nonché produttrice dell'album), Jeff Linsenmaier (Wovenhand, alla batteria e percussioni) e Doug White (Tearwave e Marakas Pen, qui alle chitarre addizionali ed al basso). Se nel 2007 avevamo lasciato i Nostri alle prese col lavoro della maturità, sempre in un contesto neofolk prettamente acustico ma differente nello spirito rispetto ai colleghi (mittel)europei, oggi li ritroviamo forti di un suono decisamente più elettrico e vibrante, fatto subito evidente sin dall'iniziale e più catchy "King Winter", che mette subito le cose in chiaro quanto ad intensità, in un contesto dai toni più 'americani'. La chitarra acustica dell'appassionato cantore Joshua Levi Ian è sempre ben presente, ma il rinnovato taglio elettrico è il vero comune denominatore dei nuovi brani, specialmente per quanto attiene al guitar-work, davvero ottimo nella magnetica "Tongues"; siamo ben oltre il semplice dark-folk, ed il magnifico incedere onirico di un gioiellino come "Nida" ne è una delle più fulgide dimostrazioni. Intensità e pathos sono elargiti a piene mani, anche in un frangente più sottile e dimesso come "Spiritloom" (che sul finale sa infiammarsi con echi sciamanici), e piace anche il cambio di passo di "Wounded Stag", che da catchy ed avvolgente sa farsi più mesta e cadenzata in modo quasi ossessivo. La forza ed il trasporto emotivo che guidano il songwriting di Joshua, singer sulla cui voce si può ormai fare pieno affidamento, emergono in tutto il loro vorticoso splendore in "Threefold", laddove "Seed" recupera modalità catchy che colorano il sound con sfumature squisitamente americane; altro picco dell'opera è senza dubbio la lenta e dolente "Blackbird", affidata alla voce delicata di Kathryn Mary (il cui intreccio vocale col marito domina in lungo e in largo nel resto dell'album), qui protagonista assoluta fra gli afflati sinfonici di un momento carico di pathos, mentre la salmodiante e cadenzata "Tabor" pone fine ai giochi con la sua fervente carica elettrica. Sarebbe stato facile per i Nostri giocare sul sicuro restando nel solco dell'ottimo predecessore "God Is Not Dead For The Birds", ma è invece con piacere che ritroviamo una band pronta a rimettersi in discussione con stile, coraggio e la consueta classe, per andare oltre i confini del semplice neofolk: onore al merito, e che gli scettici si ravvedano una volta per tutte. Disponibile anche nel formato doppio LP in due pregiate versioni dall'artwork differente, limitate rispettivamente a 400 e 100 copie.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.luxinterna.com/

http://f-consortium.com/pesanta/