07-02-2013
DEATH IN JUNE
"Lives At The Edge Of The World"
(Steelwork Maschine)
Time: (250 min.)
Rating : 7.5
C'è da giurare che i nostalgici del periodo d'oro di Death In June, quelli che rimpiangono i giorni migliori e che male hanno digerito tanto gli ultimi album quanto la caterva di ristampe, edizioni speciali e raccolte di rarità vere o presunte, non partiranno ben predisposti verso una nuova uscita live dello storico act inglese. Eppure questo corposo DVD (oltre quattro ore di materiale), curato dall'ottima label francese Steelwork Maschine in un bel formato digifile completo di poster a due facciate, è realmente il miglior compendio del Death In June in versione live del nuovo millennio, coi suoi tre concerti interi fissati su dischetto, tutti catturati a Brest (in Bretagna) rispettivamente nel 2002, nel 2005 e nel 2011. Un'autentica scorpacciata della Morte In Giugno immortalata dal vivo, per un totale di 45 canzoni differenti, 81 esecuzioni complessive e due ampie gallerie fotografiche. La miglior qualità delle riprese la offre il concerto del dicembre 2011, pur mantenendo un taglio 'artigianale' che a conti fatti ben si adatta alle prerogative di un duo (al fianco di Douglas c'è sempre il percussionista John Murphy, suo compagno di mille avventure) che lascia la scena alle canzoni, piuttosto che a chissà quale diavoleria d'impatto visivo (a meno che le divise mimetiche vi sconvolgano come i fuochi d'artificio...). Un'ora e mezza dove scivolano via ben 30 brani, e chi ha seguito le ultime uscite live da quando DI6 è tornato a calcare i palchi sa bene che la scaletta è in pratica un 'best of' di una carriera ultratrentennale: tutti i pezzi più amati e noti vengono eseguiti, con l'inevitabile inserimento di materiale dall'ultimo studio-album "Peaceful Snow". La qualità audiovisiva rende il dovuto al recente Death In June, e chi era ai concerti dell'ultimo paio d'anni sarà senza dubbio d'accordo. Bene la galleria d'immagini, ricca di scatti live e backstage. Meno professionali le riprese della data del maggio 2005, ma comunque non disprezzabili: 29 brani eseguiti per poco meno di un'ora e mezza, con l'importante peculiarità di una scaletta più inattesa. Questo perché, come Douglas stesso annuncia dal palco, quella data sarebbe stata probabilmente l'ultima per un bel pezzo: ecco quindi che il Nostro dedica più tempo alla presentazione dei brani, svelando le origini dell'ispirazione che li ha generati. Al fianco dei classici irrinunciabili, dunque, vengono eseguiti pezzi che da tempo non trovavano più spazio nei concerti della Morte In Giugno, e che di certo incontreranno i favori dei più attenti cultori dello storico monicker britannico. Al termine troviamo un'altra photogallery, nuovamente ricca e pregevole, completa delle foto di un evento speciale: un concerto acustico tenuto dal duo in un bunker (!) il giorno precedente, illuminato dal fuoco delle torce davanti a soli 50 fortunati (che a dirla tutta sarebbe stato doveroso filmare e proporre in questa sede, ma non è andata così...). Decisamente amatoriali le riprese della data dell'aprile 2002, dove l'ora scarsa di esibizione (22 i pezzi in scaletta) pare 'rippata' da videocassetta con evidenti 'tagli di montaggio' e ci viene presentata in un discutibile color seppia, con una ripresa decisamente statica. Il locale dove si svolge l'evento sembra molto piccolo, ed il tutto appare più raccolto; la scaletta è composta per lo più dei ben noti classici, ed alla fine la vera peculiarità dell'evento immortalato sta nel finale, dove dapprima Douglas canzona - letteralmente! - l'amico Boyd Rice intonando "Ou Est Boyd Rice?" sulle note della mitica "People" (dal leggendario "Music, Martinis, And Misanthropy", album che vide i due collaborare attivamente assieme ad altri nomi ben noti della scena neofolk e industrial)... Boyd dapprima si nega, poi sale finalmente sul palco per una furiosa e percussiva esecuzione assieme a Douglas e John della sua "Total War": un finale che entusiasma i presenti, e che di certo troverà il gradimento dei cultori di questi due numi tutelari. Complessivamente non il massimo a livello qualitativo, ed inevitabilmente classici intramontabili come "Death Of A Man", "C'est Un Rêve", "Ku Ku Ku", "She Said Destroy", "Little Black Angel", "Heaven Street" o "Kameradschaft" compaiono in tutte e tre le scalette dei concerti, ma è giusto ribadire che si tratta del più ampio e completo compendio live per Death In June nel nuovo millennio, e che quindi potrà far gola non solo ai fatidici completisti, ma anche a chiunque altro voglia semplicemente godersi (o magari scoprire) le gesta live dello storico act inglese nel salotto di casa propria.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.steelwork-maschine.com/