13-08-2012
SOLBLOT
"För Mig Finns Ingen Väg Från Hemmets Dörr"
(Heidrunar Myrkrunar/Sölvannen)
Time: (37:33)
Rating : 5
L'etichetta personale di Kim Larsen (alias :Of The Wand And The Moon:) apre le porte per la seconda volta ad un artista esterno (la prima fu col deludente Les Chasseurs De La Nuit), di cui licenzia un 7" nel 2007 e, in coproduzione con l'autore stesso, il debut album nel 2012. Il progetto in questione è Solblot, nome avvolto da una profonda oscurità e di cui si sa ben poco: di provenienza svedese e attivo sin dal lontano 2003, questo musicista sembra incentrare il proporio lavoro sulla nazione d'origine, fatto che emerge dai testi esclusivamente in svedese (senza traduzione al seguito), dall'artwork giallo e blu e dalla voce del poeta Verner Von Heidenstam, usata nel brano d'avvio e probabilmente in chiusura; oltre a ciò si sprecano i riferimenti al passato e al folklore locale, ben in evidenza grazie a foto e liriche. Tali presupposti prendono vita in undici tracce di classico neofolk che ricordano lo stile di Forseti e del filone germanico, senza mai dimenticare i padri Death In June. Ogni brano è basato su un giro di chitarra acustica accompagnato principalmente da note di fisarmonica, ma anche violino, strumenti a fiato e percussioni minimali; la voce è quella tipica dei singer neofolk, impostata e dal tono basso e cupo. L'apertura, che come abbiamo anticipato gode di una voce d'eccezione, è una sorta di marcia funebre tradizionale il cui tema è campionato. Questo stile solenne e cerimoniale viene poi bissato esclusivamente in "Sommarljuset", garantendo così un minimo di diversità ad un'opera restìa a variazioni. Con "Paradisets Timma" entriamo nel cuore del disco, basato su melodie spesso vivaci e sostenute, create sulla scia di brani come "Gesang Der Jünglinge" del suddetto Forseti. All'interno di un'uniformità stilistica totale svetta soltanto la tromba guerreca cara a Douglas P. in "Âkallan & Löfte" e il sound della successiva "Drömsyn På Ängen", incentrata su note di chitarra e toni di tastiera che non possono non ricordare le tracce di "Rose Clouds Of Holocaust". Ad un primo ascolto si rimane basiti davanti ad un album che ad andar bene doveva uscire almeno dieci anni fa, magari nel catalogo della Eis Und Licht, e che invece arriva fuori tempo massimo a chiudere i cancelli di un genere che ormai ha detto tutto e necessita di troppe variazioni. Poi ci si rende conto che alcune melodie funzionano bene (si ascoltano più che volentieri brani come "Kommer Aldrig Solen?", "Âkallan & Löfte" e "Barrikadsång"), ma rimane il dubbio riguardo la necessità di un'operazione di questo tipo che, tra l'altro, gode di un'ottima produzione tecnica, una doppia edizione in vinile ed una sopraffina confezione in CD, con digipak ruvido non laminato e pregevole libretto stampato su carta riciclata. Solblot si limita a ripetere un copione abusato e lo fa professionalmente, senza sbavature. Ma questo basta a giustificare tanta attenzione? O stiamo raschiando il barile per 'gabbare' qualche neofolker ritardatario?
Michele Viali