21-02-2012
SIEBEN
"No Less Than All"
(Redroom)
Time: (47:16)
Rating : 8
Matt Howden ed il suo inseparabile violino sono sulle scene da tanti anni, ed in questa perfetta unione simbiotica la volontà di accompagnare il nostro eterno peregrinare sembra non venire mai meno. E così, a poco più di un anno e mezzo dal precedente ed apprezzato "Star Wood Brick Firmament", l'amato artista britannico torna col nono album (ben confezionato nel gradevole formato digipak), ennesimo di una carriera che non ha mai conosciuto picchi negativi o fasi di passaggio da dimenticare. Assieme al suo fidato strumento, il Nostro dà vita ad un lavoro che recupera tutti gli aspetti migliori dell'evoluzione sonora di Sieben (che in copertina assume la dicitura di "The Mighty") negli anni, dal ritmo picchiettante a quel lirismo drammatico e poetico che aveva intriso più momenti del passato: un album più song-oriented se vogliamo, attraversato da un'elettricità che è la stessa percepibile nell'aria quando Sir Howden vola sulle corde con l'archetto, esprimendo tutta la sua passione di fronte al pubblico che lo ammira da sotto al palco. L'opener "Music Is Light" trasuda un'energia rock che non penalizza la consueta eleganza di Sieben, neppure sul trascinante refrain, e lo stesso si può dire dell'eccellente tributo che Matt ha reso agli immortali Joy Division, coverizzando splendidamente la storica "Transmission". L'elettricità è palpabile anche nella nervosa "Vonnegut", dove Howden regala grandi emozioni con la sua splendida voce (sempre protagonista), mentre l'impeto drammatico di "In A Train" è qualcosa che travolge sottilmente, quasi in punta di piedi. L'opera incanta con frangenti che odorano di musica tradizionale ("Preacher Online"), pulsanti effusioni notturne ("Black Dog Day"), tensioni oscure ("He Can Delve In Hearts") e magnetiche danze sciamaniche ("I Saw A Face"), trovando i suoi momenti più alti nella fascinosa e carismatica "Shake The Tree" (davvero una potenziale hit per il Nostro), nel suadente groove da traversata in Oriente di "No Ordinary Life" e nei fiumi di pathos della toccante title-track. C'è chi continuerà a preferire il gioiello "Sex And Wildflowers", e ne possiamo comprendere le motivazioni, ma il dato significativo è quello di un artista che è ancora lontanissimo dall'aver esaurito la sua ineguagliabile vena creativa, e che ci ha regalato un altro magnifico sigillo.
Roberto Alessandro Filippozzi