14-12-2011
OMNE DATUM OPTIMUM
"Les Moissons Ecarlates"
(Cynfeirdd)
Time: (63:36)
Rating : 8
Giungiamo un po' in ritardo ma ben volentieri sul secondo full-length del solo-project francese, che arriva a sette anni esatti (coincide pure il giorno di pubblicazione: il 21 di aprile) dall'esordio sulla lunga distanza "Missa XXI". Prima e nel mezzo, tutta una serie di singoli e split (spesso al fianco di Gäe Bolg, con cui il Nostro suona attualmente), più alcune collaborazioni a vario titolo (Trublion 23, Am'Ganesha'n), ma a conti fatti Omne Datum Optimum mancava di pubblicare nuovo materiale dai tempi dell'EP "Opus Mago Cabalisticum" (2006). Cinque anni dopo Gaudinis Th+21 riemerge con l'atteso secondo album, incastonato in un pregiato digipak con ampio libretto (la rediviva Cynfeirdd continua a curare a dovere la veste grafica delle sue produzioni) e limitato a 489 copie. Lo scioccante artwork, che ritrae un corpo umano confezionato alla maniera della carne che troviamo sui banchi del supermercato, con tanto di prezzo, data di scadenza etc. (!), la dice lunga sulle intenzioni di un'opera che, sul piano concettuale, intende porre l'accento sui diritti degli animali, immaginando paralleli estremi. A parte un concept che idealmente stride con il piglio liturgico/sacrale intriso di marzialità sfoggiato negli anni, anche a livello sonoro il Nostro abbraccia nuovi orizzonti, sfruttando una maggiore vena lirico/operistica e sinfonica a supporto di ciò che è da intendersi come "il requiem dei diritti degli animali", come recitano le note ufficiali. L'incipit, col canto gregoriano "Introït", vorrebbe suggerire continuità col passato, e questa si riscontra sicuramente a più riprese, ma il polistrumentista ha stavolta preferito ricollocare le proprie note peculiarità in un impianto decisamente più sinfonico, drammatico nei coinvolgenti motivi e fortemente comunicativo nella coralità vocale messa abilmente in atto. L'idea di recupero delle secolari arti musicali viene messa da parte in favore di un suono che continua comunque ad odorare d'antico, puntando a convogliare l'enorme pathos con la metodologia dei compositori classici. I toni rimangono assolutamente scuri, ed elementi come il piano, i campionamenti (fra cui animali e colpi di fucile, tanto per rinsaldare il tema) ed i teatrali recitati vengono dosati sapientemente in brani capaci di tenere sempre alta l'intensità, anche quando tristezza e mestizia prendono il sopravvento. Un lavoro sontuoso, imponente, maturo e completo, con un gioiello come "Kyrie Eleison" che, da solo, varrebbe l'acquisto. Un ottimo ritorno, caldamente consigliato.
Roberto Alessandro Filippozzi
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