05-07-2010
SIEBEN
"Star Wood Brick Firmament"
(Redroom)
Time: (49:51)
Rating : 7.5
Se escludiamo la raccolta di vecchi classici riarrangiati "As They Should Sound" dello scorso anno ed il live pubblicato assieme a Faun ed In Gowan Ring nel 2008, è dall'ottobre del 2007 che attendiamo l'ottavo studio-album della creatura di Matt Howden... Prese definitivamente in mano le redini della sua carriera (produzione inclusa, come ben evidenzia anche questa nuova prova) col rispolvero della propria etichetta Redroom, dopo una lunga parentesi in casa Trisol, il grande ed amato artista britannico torna sul mercato con un lavoro convincente, racchiuso in una pregiata confezione digipak dall'ottima veste grafica (per la quale ha collaborato anche Klive Humberstone degli In The Nursery). Anche il pubblico italiano, cui Howden è molto legato, conosce ormai da anni l'abilità del Nostro nel creare momenti di pura poesia musicale col solo ausilio di violino, loop station ed una voce che sa toccare le corde dell'anima, e se questa formula continua a rivelarsi vincente lo dobbiamo ad un artista la cui sensibilità è sempre stata due spanne sopra a quella della concorrenza. Note e parole che si fondono nella bellezza più romantica, con la passione che esplode subito nell'opener "Minack Theatre", sottile e pulsante, coi cantati che si librano magici sulle melodiose armonie dettate dall'archetto. Momenti come la tesa "Sweet Enough?" o la groovy "We Wait For Them", dove il picchiettare di Matt sulla cassa del suo amato strumento cattura con la sua inconfondibile genuinità, o ancora come la dolente "Donald", l'intensa "Jack In The Pulpit" (brano che nasce dalle ceneri del classico "John In The Pulpit", come specifica lo stesso autore) e la più ritmata "Can't Stop This" rivelano la sempiterna classe di un artista vero, che sa mettere la propria arte al servizio delle emozioni oggi come ieri. Ma il meglio Matt lo offre in episodi quali la morbida e delicata "Build You A Song", una "Floating" così ariosa da delineare atmosfere magiche ed una "Long Live The Post Romantic Empire" prima dolente e poi pulsante, non priva di un velo di malinconia che cela fierezza, che è lo stupendo tributo del Nostro a quanto fatto negli anni da Giulio Di Mauro, ulteriore testimonianza del forte legame fra l'artista albionico e l'Italia. Completano il quadro due remix firmati Dark-Hearted, potabili anche se non trascendentali: il primo, semplice ma efficace in chiave electropop, per "There", ed il secondo, sempre electro-oriented e più danceable, per "We Wait For Them" (che nel caso specifico diviene solamente "We Wait"). Un pregevole e graditissimo ritorno per un artista delle cui innegabili doti è arduo stancarsi: non avrebbe infatti alcun senso, per chi ne ha sempre apprezzato le gesta, privarsi di questa sua nuova creazione.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.myspace.com/matthowden7