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Room 105

25-06-2010

RAJNA

"Offering"

Cover RAJNA

(Equilibrium Music/Audioglobe)

Time: (40:35)

Rating : 8.5

Il duo francese torna portando con sé il bagaglio colmo di tutto ciò che in otto album precedenti è stato il loro modo d'essere: fragilità vocale e suono diretto verso la scura matrice di un etno-sound non sempre prevedibile. Il passato li ha visti spesso eredi legittimi dei Dead Can Dance, soprattutto negli album degli albori come "Ishati" (Prikosnovénie) o "The Door Of Serenity", che nel 2002 accese i riflettori sui francesi, oramai stabilmente accasati presso la Holy Records al fianco di Elend, Orphaned Land o Stille Volk, giusto per rammentare parte della bellezza del roster della label. Però solo il 2010 vede la svolta contrattuale: la scelta di Fabrice e Jeanne Lefebvre di 'proteggere' nuovi modelli sonori sotto l'ombrello di Equilibrium Music, che, anche grazie a questo nuovo innesto, può vantare una scuderia di crescente valore sui fronti dell'etereo universo gotico. "Offering" diventa realmente dono: l'offerta del proprio suono per una nuova fase da costruire partendo da un passato di fascino che può solo essere arricchito, e così è. Anzitutto la globalità del sound si sposta dal classico retrogusto sempre vivo di sapori etnici lontani (anche per i Rajna l'oriente indiano, fino alle nazioni himalaiane, è la fonte da cui attingere ispirazione, figli diretti dei Dead Can Dance e fratelli in arte degli Arcana): ora è il Mediterraneo il protagonista con la sua antica storia, le sue stirpi ricchi di leggende e miti da narrare anche con il canto, suoni da capire e captare per poi essere convertiti in visioni musicali. Anche se solo marginalmente, nel sud, si può pensare alla Francia come 'mediterranea', ma le influenze maghrebine sono stimolanti guide per arricchire ritmi già di per sé cospicui nei colori. È solo una sponda frontale, speculare ma non distante, una cultura che si è insinuata nei secoli anche nelle nostre isole e che spesso si fa sentire con rilevanza. Chi ci rammenta un percorso affine? "Llyr", in quanto novità, ma un po' tutta la produzione degli ultimi Ataraxia non è forse un navigare, nemmeno troppo implicito, tra spiagge e popoli del Mediterraneo? Lo stesso vagabondare tra suoni e litorali, culti e miti che sull'altra sponda adriatica i Daemonia Nymphe conducono da anni, e che ora anche i Rajna compiono a vele spiegate dopo averle timidamente issate nel 2002 con "The Door Of Serenity". "Ephesus" è un inno alle sonorità egee per il flauto ed il ritmo vivace ed ipnotico, curato da Fabrice; la voce di Jeanne si incontra con quelle di Francesca Nicoli e dell'ellenica Arkane ed il cerchio si chiude in "The Dance Of Cléomene", summa di tutto ciò che offre l'album, che nella voce si accosta a Syrah dei Qntal: quante regine stupende ha questa Europa gotica e dotta! Bendir percosso per "Cycléades" e l'area omaggiata si allarga arrivando alla Tunisia grazie al cupo, profondo vibrato di questo tamburo dalla larga membrana, che torna di nuovo importante nella title-track, ancora più filtrata tra suq e gli odori speziati del Maghreb, anche nei suoni arricchiti dai sonagli. Associare ancora i Rajna ai Dead Can Dance è riduttivo, perché se è e vero che nel passato le manifestazioni quasi omaggianti dei francesi hanno richiamato più volte gli australiani (quasi sempre con sintonie rivolte a lady Gerrard), ora più che mai l'Oriente evocato da quei suoni è lontano e Jeanne e Fabrice scelgono la ricchezza del nostro bacino culturale, allineandosi con le tante band che in questa direzione compongono le loro liriche. Questo sebbene, come a volte accade, anche in "Offering" un momento ispirato dagli echi 4AD si riveli in "Neverland", creatura che si ispira all'etereo cielo canoro della Liz Fraser di "Victorialand": un brano che stacca dal resto dell'album ma risulta piacevole nel suo proporsi così 'catchy'. Elegie dedicate a Cleomene, grande re di Sparta, oltre all'omaggio ad Efeso, alle isole Cicladi ed all'antica Ortigia, in cui si celebrava il culto della musica in omaggio ad Apollo: questo in parte è "Offering", un album che nasce negli anni, produzione dopo produzione, fra arricchimenti acquisiti, come quando i Nostri incontrarono Francesco Banchini (in quanti hanno voluto collaborare col nostro grande artista campano!) e formarono quel meraviglioso progetto che furono gli Khvarena, che nel 2007 diedero alla luce "The Spirit Rises", o il piccolo sodalizio con Mr. Parusel ed il suo genio delicato negli Stoa, nel comporre insieme la soundtrack di "Barbarossa". In "Offering" anche la presenza di Aret Madilian, di nuovo protagonista tra le nostre pagine dopo esserlo stato con il suo recente gioiello targato Deleyaman, che insieme ai francesi nel brano "Quiet Hour", proprio grazie alla voce amorevole dello stesso musicista armeno (che fortunatamente vive in una regione meravigliosa della Francia già da tempo...), conclude un album dedicato a chi già ama i Rajna e non può che rinnovare, accrescendolo, l'affetto per loro. A tutti coloro che marcano il parallelismo occulto con i Dead Can Dance, ecco un'occasione d'oro per ricredersi: qui la musica è ben diversa!

Nicola Tenani

 

http://www.rajna.net/

http://www.equilibriummusic.com/