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Room 105

19-06-2010

DELEYAMAN

"Fourth, Part One"

Cover DELEYAMAN

(Equilibrium Music/Audioglobe)

Time: (52:47)

Rating : 9

Quanto influisce l'ambiente in cui viviamo sulla nostra crescita individuale e quanto ci plasma nell'essere? Aret Madilian cresce ad Istanbul tra colori, odori ed accenti, antichi culti e musicalità mediorientale, ma sempre sul filo dell'ibridazione impura e suggestiva, per poi trasferirsi nel caos 'surfin' di Los Angeles, militando in due band che negli anni '80 hanno cavalcato l'onda post-punk: i Vogue e gli Wog, di area SST Records (Minutement, Hüsker Dü, Sonic Youth e Black Flag, giusto per schierare parte della potente armata della label). Poi una seconda parte della vita, quella attuale, che lo vede prima tra le seduzioni e le eleganze parigine, ed ora tra le bellissime e pittoriche lande dell'Alta Normandia, tra incantevoli abbazie gotiche e vie che costeggiando la sorniona Senna arrivano fino alle scogliere dell'Etrat, compiendo il proprio viaggio in quella campagna e quelle falesie per cui Monet ha dipinto tra le più belle tele di fine '800. Se pensate che tutto ciò non possa influire sbagliate, e la musica dei Deleyaman è una miscela di raffinate alchimie anche difficili da condurre e mantenere nella fragilità senza incrinarle. "Fourth, Part One", quarto album del progetto, è composto da undici tracce che hanno la struttura delle bolle di sapone: variabili e multicolori ma vive di sfumature cangianti e delicate. "Somehow" ne è un esempio: diafana e strumentale, seduttiva nell'impalpabile alito che Gerard Madilian soffia nel suo duduk, e lo strumento a fiato di tradizione armena diventa la terza voce presente nell'album. Rispetto ai lavori precedenti il suono di Deleyaman si apre a mondi sonori diversi pur mantenendo la struttura di matrice eterea e gli scuri etnicismi, ma "Jardin" e "Traffic Lights" hanno un retrogusto post-rock che nel suo mood così doloroso aumenta la bellezza malinconica di un suono già di per sé dolcemente afflitto. Due brani con caratteristiche simili, ma che nell'essere 'gestiti' dalle due voci assumono diversi valori e sentimenti. Etereo il primo, con protagonista la voce di Beatrice Valantin, cupo nei toni crepuscolari e suadenti di Aret il secondo. È scontato paragonare i Deleyaman ai Dead Can Dance: stessa sensibilità impiegata nel ricercare i meandri più scuri del patrimonio sonoro etnico e radici ben salde in 'mamma darkwave'; c'è però nei Nostri un lato estremamente etereo non così marcato nei DCD, semmai in questo non è eresia il pensarli affini con i Lycia o gli 'svolazzi' degli Impressions Of Winter. "Temples" è comunque simbolica nell'affinità della voce di Aret con Brendan Perry o con il Ian Curtis meno ruvido e più rassegnato e fragile di "Closer", e la chitarra, qui elettrica, pennella caustiche ma oniriche tessiture d'immortale bellezza. È però un episodio isolato, anche se stupendo: "Fourth, Part One" si riconosce in "Book Of Change" e "Roses", in cui Beatrice usa la voce con il garbo necessario a non turbare le atmosfere di sogno generate dal duduk, dalla chitarra acustica o, nel secondo brano, dalle perfette scelte della percussionista svedese Mia Bjorlirgsson, che nelle sue ripetute bacchettate sui piatti genera il loop sonico del gong. Quando le due voci si fondono misticamente, come in "Aravod Luys", Aret e Beatrice si muovono con passi leggeri sul tappeto di note creato dalla tastiera e sui velluti ancora una volta creati dal flauto armeno. Un aggettivo che qualifica al meglio "Fourth, Part One" è 'lunare', perché gli strumenti elaborano suoni complessi come pizzi ideati per un velo romantico: un'ottima evoluzione dei tre lavori precedenti. TTO Records è la label che Madilian ha creato per il suo progetto, ma ora è maturo il momento per far sì che il progetto assuma la dimensione che gli compete. La partnership con Equilibrium Music ha un compito importante, ma per l'etichetta portoghese c'è soprattutto l'onore di curare la distribuzione e la divulgazione europea: è ora il momento che Delayaman diventi un riferimento concreto che lasci di sé un'impronta. Già in Belgio, Francia ed Olanda i live show hanno iniziato il processo di consacrazione dei quattro: nell'attesa che l'Italia si accorga di quale splendida realtà siano, noi iniziamo (seppur con un certo involontario ritardo) a porgervi un album che nella sua ottima confezione digipak contiene undici incantevoli, meravigliose canzoni da avere assolutamente.

Nicola Tenani

 

http://www.deleyaman.com/Deleyaman/home.html

http://www.equilibriummusic.com/