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Room 105

03-11-2009

TONY WAKEFORD

"Not All Of Me Will Die"

Cover TONY WAKEFORD

(The Eastern Front)

Time: (51:08)

Rating : 8

È doveroso un inchino quando ci si appresta a parlare di Tony Wakeford, nume tutelare del folk apocalittico ampiamente celebrato non solo per aver contribuito alla nascita di formazioni seminali come Crisis prima e Death In June poi, ma soprattutto per quanto creato con i suoi Sol Invictus, oltre ai moltissimi lavori a quattro mani con l'amico Matt Howden, e ancora con Steven Stapleton, Tor Lundvall, Andrew King e le tante altre collaborazioni in una scena che lo vede da ormai tre decadi come una presenza di fondamentale importanza. "Not All Of Me Will Die", edito dall'ottima label israeliana The Eastern Front, è il quarto studio-album che l'autore inglese firma a proprio nome, e giunge a due anni dal valido "Into The Woods". Contornato da una decina di collaboratori, fra cui la violinista e moglie Renée Rosen e vecchi compagni d'avventure (più o meno recenti) come Mercy Liao, Maria Vellanz e Guy Harries, Sir Wakeford ci regala una nuova opera imperniata sui versi della poetessa Zuzanna Ginczanka, nativa di Kiev ma nota per le sue liriche in lingua polacca, che proprio in Polonia nel 1944 trovò la morte a soli 27 anni in un campo di concentramento. Ai versi intensi e toccanti della poetessa si abbinano sonorità che, a differenza dei precedenti lavori firmati dall'artista britannico, si distaccano fortemente dal folk nella sua accezione più comune e dagli echi degli stessi Sol Invictus, e di conseguenza anche dai tre lavori precedenti a questo: violini, voci declamatorie, flauti, clarinetti, tastiere, chitarre, percussioni e dulcimer scivolano nel flusso brumoso generato dal basso e dalle sapienti pennellate di elettronica per creare un corpo unico, nel quale la stratificazione ipnotica delle varie componenti si rivela essenziale per catturare un'alchimia così ricercata ed a suo modo sontuosa. L'opener "Non Omnias Moriar" (unico brano a vantare un titolo assieme a "Fullness Of August"), coi suoi 22 minuti di durata, è esemplificativa del suono dell'album, simile ad una jam session a tinte grigie nelle sue effusioni sonore che si accavallano apparentemente come nel momento in cui si accordano gli strumenti, ritrovandosi a dipingere quadri di plumbea bellezza. Un suono pulsante e sospeso che si spinge ben oltre i ricami neoclassici di cui si ornavano i precedenti lavori a firma Wakeford, dove l'elettronica e la strumentazione classica si fondono in un flusso malinconicamente seducente, per poi esplodere con impennate elettriche di buon effetto che ben si incastrano in un suono sicuramente particolare e complesso, ma altresì perfetto per quanto evocato a livello di colori ed immagini. Bellissima la voce di Guy Harries, cui spetta il compito di declamare le liriche di "Fullness Of August". Un disco non facile ma di innegabile fascino, ennesima gemma nella carriera di un artista la cui poesia lirica e musicale è destinata a non morire mai.

Roberto Alessandro Filippozzi

 

http://www.tursa.com/

http://www.theeasternfront.org/