03-11-2009
H.E.R.R.
"XII Caesars"
(Cold Spring/Audioglobe)
Time: (57:22)
Rating : 7
Seguendo la traccia del "De Vita Caesarum" di Svetonio, gli H.E.R.R. tentano di musicare le vite dei dodici cesari già illustrate dall'autore latino, usando toni scanzonati e un sound che più che ricordare la classicità rimanda all'epoca tardo rinascimentale, se non - in minor misura - alle moderne colonne sonore. Come gli affezionati sapranno, lo stile di Michiel Spapé (mente del progetto olandese) si è andato sempre più affinando in chiave neoclassica, sebbene le maestose orchestrazioni siano create elettronicamente, ad eccezione di violino, viola ed alcuni inserimenti di tromba e percussioni. Ciò non riduce il valore del risultato finale: una musica da camera altamente evocativa, che assume i toni di un'operetta a monologhi quando intervengono le voci. Appaiono invece più deficitari i testi, spesso ironici e approssimativi, opera dei fidati Troy Southgate e Miklos Hoffer che non riescono ad evitare gli scivoloni nei più triti luoghi comuni, ormai ad un passo dalle barzellette. Al proposito basta leggere in "Neroica" (brano dedicato a Nerone): "Rome will burn, like a whore in a passion", o in "Saturnalia Caligula" (pezzo su Caligola): "Why do I keep hearing this galloping in my head?", calcando la mano anche su un certo gossip estratto dalle fonti, evidente nella definizione di Cesare come "Queen of Bitinia", titolo della traccia a lui dedicata. Semplicistica la morale conclusiva, per cui la brama di potere di allora si riscontra anche nella società attuale e gli imperatori sono lo specchio di noi moderni; tra il sorriso e la tenerezza l'effetto della lingua inglese a contatto con la latinità. Rimane la bellezza di alcuni brani eroici, sinfonici o pieni di pathos a seconda delle evenienze, e probabilmente creati pensando - tra gli altri - all'esempio di Philip Glass, ormai immortale quasi quanto gli stessi cesari. Le ali di cera possono sciogliersi se si vola troppo vicino al sole: forse stavolta gli H.E.R.R. hanno affrontato un tema eccessivamente ambizioso per cui era gradita un'attenzione più peculiare, almeno pari a quella spesa per musicare una parte del "Lucifero" di Vondel nell'omonimo album del 2006. In fin dei conti se si vuol fare un disco senza troppe pretese è meglio non scomodare i Cesari, no? Nel complesso simpatico... se si accetta di chiudere un occhio!
Michele Viali