13-05-2009
HELIUM VOLA
"Für Euch, Die Ihr Liebt"
(Chrom Records/Audioglobe)
Time: CD 1 (58:59) CD 2 (55:21)
Rating : 9
Ci sono voluti cinque lunghi anni per dare un successore a "Liod", ma alla fine anche il terzo lavoro sulla lunga distanza per gli Helium Vola di Ernst Horn è giunto a compimento. E il simpatico decano dell'elettronica tedesca ha fatto le cose in grande, tornando sulle scene assieme alla fidata Sabine Lutzenberger addirittura con un doppio album, per oltre 110 minuti di memorabile Arte musicale. Probabilmente una simile mole di materiale è stata concepita non soltanto durante la pausa che i Deine Lakaien (di cui Ernst è l'anima assieme al cantante Alexander Veljanov) devono essersi presi a seguito delle celebrazioni per i 20 anni di attività, ma quello che conta è che il discorso degli Helium Vola - impegni principali permettendo, ed anche Sabine ha i suoi - sia stato infine portato avanti, poiché in molti non si erano certo scordati del fatto che fu proprio Herr Horn ad intuire il potenziale delle commistioni fra elettronica, sonorità medieval/rinascimentali e musica classica nei primissimi Qntal, e da lui si aspettavano a ragion veduta altre grandi prove in questi ambiti sonori. Oltre a Sabine, Ernst ritrova al suo fianco il violoncellista Jost Hecker (affiancato al violino ed alla viola da Ralf e Sofia Hübner) e le voci di Gerlinde Sämann, Andreas Hirtreiter e Joel Frederiksen, oltre a quella del nuovo ospite Boris Benko (singer degli sloveni Silence, grande protagonista anche su "Volk" dei Laibach): forte di queste preziose e fondamentali collaborazioni, il Nostro mette sul piatto ben 24 tracce, ripartite su due dischetti dalla durata similare. Ed ancora una volta si parla anche l'italiano, fra le molte lingue usate nei testi: i due dischetti si aprono infatti rispettivamente con "A Voi Che Amate" e "Preghiera", bei momenti prevalentemente a cappella i cui testi sono stati curati da Luisa di angelologia.it, nome che si va a sommare ad una lista di autori noti e non (scomparsi e contemporanei) il cui materiale è stato usato per le liriche, fra cui troviamo il poeta belga Maurice Maeterlink, lo scrittore Hermann Löns ed il nostro Francesco Petrarca. Se le modalità d'intendere l'elettronica di Ernst sono riconoscibili sin dal primissimo impatto, così come la sua costruzione delle melodie e l'innata maestria nel curare gli arrangiamenti di natura classica in rapporto ai suoni sintetici, neppure l'assoluta classe di Sabine si discute: è ancora lei, forte di una voce meravigliosa ed ineguagliabile che è pura, celestiale, soave e divina melodia, a marchiare a fuoco la maggior parte dei brani, come dimostrano da subito una potenziale hit del calibro di "Saber D'Amor" o la più classica "Oh Pescador", forte di ottimi passaggi strumentali. La voce baritonale di Joel Frederiksen detta i tempi nella pregevole "Blow, Northerne Wynd", mentre tocca alla straordinaria soprano Gerlinde Sämann impreziosire "Mes Longs Cheveux", brano di Debussy reso in forma quasi ambientale, ma è ancora Sabine a far la parte del(la) leone(ssa) nella nuova perla "L'Alba", le cui magiche atmosfere conducono a crescendo sinfonico/vocali da brividi in ogni dove. Bene anche il tenore Andreas Hirtreiter, protagonista nella carezza malinconica "In So Hoher Swebender Wunne", ma subito si cambia scenario con la dirompente "Friendly Fire", up-tempo dagli accesi toni electro che propone sfuriate quasi punk a supporto di un break centrale a dir poco folle, con Sabine ancora sugli scudi in quello che è forse il brano più 'cattivo' mai composto dagli Helium Vola; "Hor Che'l Ciel" riporta invece a quei vorticosi intrecci vocali dal taglio operistico nei quali i Nostri sono maestri, soluzione che si ripete anche in una curiosa "Escoutatz" molto ben condotta da Boris Benko, prima di una chiusura affidata alla toccante "Maienzeit" ed alla rilettura - sobria e suadente - del classico firmato Carmina Burana "Ecce Gratum", per l'inevitabile nuovo parallelo coi Qntal. Dal secondo dischetto si erge subito una "Nummus" che riprende quelle cadenze meccaniche che resero un'autentica hit "Omnis Mundi Creatura", ma è "Mayab" a svettare sul resto, complice una nuova imperiosa performance di Gerlinde Sämann, prima che i toni si facciano plumbei con "Mord". L'inquietudine di "Canta Me" sfocia in curiosi pattern industriali, mentre la più giocosa "Manifesto" (con estratti dal manifesto comunista di marxiana memoria) ripropone i vorticosi intrecci vocali di cui sopra, prima dei cori quasi liturgici di "Quan Lo Pet" (aperta da un curioso sample della Tatcher); l'elettronica riprende il sopravvento nella curiosa "Ray Gun", capace di un crudo refrain rockeggiante e di un break bizzarro fra suoni vintage e violini impazziti, ma subito "Come Talore" riporta l'ascolto verso schemi vocali più inclini all'opera lirica. Boris Benko è nuovamente protagonista fra le delicate melodie e le suggestioni elettroniche di "Darkness, Darkness", superba cover di un brano dei The Youngbloods coi ritmi che s'infiammano sino ad un finale rockeggiante, mentre la più dimessa "Moorsoldaten" è il preludio all'atto conclusivo "Nuestras Vidas": otto minuti di melodie avvolgenti e suoni vellutati, marchiati a fuoco dai sublimi intrecci vocali tra Sabine ed Andreas Hirtreiter. Un'opera imponente e splendidamente variegata - come era lecito attendersi assolutamente priva di filler - che sancisce un ritorno importantissimo (anche se sappiamo di parlare di un progetto che potrà vivere solo nelle pause artistiche del suo nucleo principale): lavori del genere innalzano l'anima toccandola nel profondo e riconciliano con la Musica con la 'M' maiuscola, e siccome queste sonorità debbono per forza di cose risultare gradite anzitutto a chi si diletta proprio con quei Qntal la cui storia è intrecciata a doppio filo a quella degli Helium Vola, è giunto il momento di affermare senza mezzi termini come la sensibilità artistica, l'ingegno e l'estro creativo di Ernst e la maestosità vocale di Sabine abbiano ancora una volta superato con estrema classe le pur grandi ed assolutamente ammirevoli capacità artistiche di Michael Popp e soci, come testimonia questo nuovo gioiello sonoro. E di fronte ad un diamante di siffatta caratura, tagliato con suoni di cristallina purezza, non ci rimane che inchinarci riverenti, ringraziando questi immensi artisti per aver reso possibile oltre ogni più rosea aspettativa la commistione fra la scuola elettronica, la tradizione medieval/rinascimentale, il bel canto e l'immortalità della musica classica.
Roberto Alessandro Filippozzi