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24-06-2007
HIDE & SEEK
La dimensione del blu profondo
di Roberto Alessandro Filippozzi
Il ritorno sulle scene del duo franco/olandese Hide & Seek, dopo circa quattro anni dall'uscita del debutto ufficiale "European Landscapes", ha dimostrato come spesso l'attesa venga ripagata, perché a volte prendersi del tempo in più è davvero una necessità irrinunciabile per un artista. È il caso del cantante, strumentista e compositore Pierre-Yves Lebeau (che assieme alla cantante Liesbeth Houdijk forma questo particolare ed intrigante duo), come arguiremo dalle risposte fornite alle nostre molte domande. In un music-biz tragicamente spietato che consuma tutto a velocità sempre eccessive, gli artisti più passionali - come gli Hide & Seek, appunto - scelgono di non sottostare ai dettami del tempo (e soprattutto a quelli di un pubblico che dimentica troppo in fretta), ed anzi optano per sfruttarlo a proprio favore, affrontando senza pressioni di alcun tipo il processo creativo. Così è nato, in un'epoca in cui l'imperativo disco-tour-disco-tour sembra essere il principio irrinunciabile per restare 'in cima', un disco come "Where Turtles Sleep", seconda prova ufficiale per una band che si affaccia sul mercato sempre in punta di piedi, incurante dei trend e delle regole (scritte o meno) che rivestono un ruolo opprimente all'interno del panorama musicale. Avere a che fare con artisti simili, di quelli che pubblicano musica anzitutto per soddisfare le proprie necessità artistiche (per poi condividerle con quei pochi che non aspettano i dictat di radio e TV), riconcilia col concetto stesso di creazione musicale, intesa come espressione necessaria della propria personalità e spiritualità. Per noi, che spesso trattiamo gruppi preoccupati dallo stare più di 8-9 mesi senza avere qualcosa sul mercato per mantenere vivo l'interesse, vedere artisti più interessati alla qualità delle canzoni ed alla profondità delle emozioni che esse veicolano è una sorta di 'toccasana', perché qualche anno sulle spalle lo abbiamo, e ci ricordiamo benissimo degli anni in cui le uscite discografiche erano numericamente molto minori, ma esponenzialmente superiori dal punto di vista qualitativo... Col ricordo di quando un nuovo album lo si poteva sviscerare ed apprezzare in tutta calma nel cuore, siamo andati ad interrogare il leader del duo Pierre-Yves Lebeau per indagare sulla genesi di un lavoro nato senza l'estenuante pressione del tempo, che evidentemente non è nemico proprio per tutti...
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Vi ci sono voluti circa quattro anni per dare un successore ad "European Landscapes": parleremo dopo di cosa avete fatto in tale lasso di tempo, ma ora vorrei chiedervi perché ci è voluto così tanto per tornare sulle scene...
"La nostra intenzione era quella di realizzare un buon disco, quindi ci siamo presi il tempo necessario. È facile scrivere canzoni se sei pratico delle regole di base della musica, ma se desideri comporre qualcosa di originale e personale, canzoni che possano essere ancora affascinanti dopo il terzo ascolto, allora ci vuole più tempo. Mi prendo il tempo che mi serve per creare atmosfere, mixare, giocare coi piccoli dettagli... Non abbiamo esitato ad abbandonare canzoni che non suonavano interessanti, anche dopo molti giorni di lavoro spesi dietro ad esse."
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Dopo aver pubblicato "European Landscapes" avete preso parte a numerose compilation, rilasciando molto materiale inedito. Perché riservate tanta attenzione a questo tipo di release?
"Non abbiamo spinto perché ciò accadesse, ma siamo sempre molto felici quando veniamo invitati a prendere parte alle compilation. Come dicevamo prima, ci siamo presi il nostro tempo fra le uscite degli ultimi due album, quindi la cosa si è rivelata un buon modo per mantenere il contatto col pubblico. Ringraziamo tutte le persone che con tanta benevolenza smuovono la scena indipendente realizzando compilation, ma anche scrivendo sulle fanzine e presentando programmi radiofonici: sono loro l'anima della scena indipendente francese."
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A proposito dei vari inediti sparsi su svariate compilation, non pensi che sarebbe appropriato raggrupparli in qualche release, tipo una 'raccolta di rarità' o cose del genere?
"È una buona idea, grazie! Forse lo faremo in futuro... Attualmente è possibile scaricare gratuitamente brani inediti dal nostro sito, ed alcuni di essi provengono proprio dalle compilation più datate."
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In questi ultimi quattro anni siete anche stati coinvolti in side-project interessanti come A Sparrow-Grass Hunt e Thy Violent Vanities: come giudichi il lavoro svolto con tali act?
"A Sparrow-Grass Hunt è la band che abbiamo formato con Julien Ash (leader di Nouvelles Lectures Cosmopolites). Abbiamo realizzato un album, intitolato "Le Journal Du Dormeur" (che puoi tradurre come 'il diario del dormiente'): è una collezioni di brani ambient che illustrano le fasi di una notte di sonno. I testi sono trascrizioni dei miei ricordi di sogni realmente fatti, quindi si tratta decisamente di un sognante concept-album! È molto interessante lavorare con Julien Ash, poiché lui ha un diverso approccio alla composizione: è più istintivo di noi, il che arricchisce molto il tutto. Da un po' di anni partecipiamo anche, in qualità di ospiti, ai dischi di Nouvelles Lectures Cosmopolites, il progetto principale di Julien. Siamo orgogliosi di prendere parte al suo monumentale lavoro: più di venti album realizzati nell'arco di 17 anni! I Thy Violent Vanities non sono esattamente un nostro side-project, quanto piuttosto il lavoro di due membri degli "O Quam Tristis..." (in precedenza negli Opera Multi Steel), che ci hanno chiesto di registrare delle backing vocals: è stata un'altra esperienza eccitante, visto che i pezzi erano già stati composti e dovevamo trovare il posto giusto per inserire delle melodie extra. Il loro disco è eccellente e ci è piaciuto aver contribuito ad esso."
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Restando in tema di A Sparrow-Grass Hunt e Thy Violent Vanities, cosa stanno facendo questi progetti al momento?
"Con A Sparrow-Grass Hunt stiamo lavorando ad un altro album: abbiamo parecchie idee riguardo a concetti divertenti ed affascinanti da sperimentare. Hugues ed Emeric degli "O Quam Tristis..." non stanno invece lavorando ad un altro disco dei Thy Violent Vanities, poiché sono molto occupati con la registrazione del prossimo album degli stessi "O Quam Tristis..." e con la preparazione dei relativi concerti, e quindi non possono fare tutto nello stesso tempo! Spero che un giorno potremo suonare dal vivo alcune canzoni dal debut dei Thy Violent Vanities, forse come performance introduttiva speciale per un concerto degli "O Quam Tristis..." o degli Hide & Seek..."
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Ora addentriamoci nel nuovo album. Musicalmente parlando avete sperimentato molte nuove soluzioni con successo, al punto che l'intero disco trasmette molto più pathos ed emozioni rispetto al passato: concordi? E cosa è cambiato nel vostro modo di comporre?
"Le emozioni in 'Where Turtles Sleep' sono proprio il punto centrale delle composizioni: armonie e suoni creano dinamiche atmosfere che potrebbero portare l'ascoltatore in un'altra dimensione, e quindi non sono solo un mero supporto ai testi. Questo è sempre stato il nostro modo di pensare, quindi non direi che sia cambiato qualcosa nel nostro modo di scrivere musica, ma è anche vero che ci prendiamo sempre più tempo per comporre, di modo da poter raggiungere le emozioni più belle e profonde."
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Ritengo che abbiate sviluppato il vostro sound in maniera molto interessante, specie se consideriamo tutto ciò che avete fatto sin dagli esordi: come giudichi la vostra evoluzione come artisti, e qual è stato (se c'è stato) il vero punto di svolta per la band?
"È un'evoluzione costante, attraverso gli anni provo a definire con precisione sempre maggiore l'identità degli Hide & Seek. Amo stili musicali molto diversi tra loro, quindi non voglio limitare la mia musica a stereotipi tipici come il folk o il pop: ho sempre mescolato le mie diverse influenze, anche se puoi sempre riconoscere la firma degli Hide & Seek. Ciononostante, il nostro prossimo album sarà probabilmente più omogeneo, basato su specifici strumenti ed effetti, con più chitarra elettrica ed energia. Forse sarà proprio esso a rivelarsi una specie di punto di svolta..."
"Preferisco sapere che diverse centinaia di persone ascoltano le nostre canzoni con cura, provando emozioni speciali, piuttosto che vedere un milione di persone che ci comprano il disco al supermercato per poi ascoltarlo mentre stanno cucinando..."
(Pierre-Yves Lebeau)
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Ritengo che abbiate compiuto un grande passo in avanti col nuovo album: sia a livello di produzione che sul piano esecutivo siete migliorati moltissimo, e ciò ha sicuramente influito nella riuscita del vostro lavoro più interessante e completo. Quale cammino vi ha condotti sino a questi risultati?
"Grazie per le tue parole. Ci siamo semplicemente presi il nostro tempo: la nostra etichetta ci lascia liberi, non abbiamo scadenze per le pubblicazioni. Dopo 15 anni di vita musicale non avverti più la fretta di produrre nuove canzoni, poiché non puoi più accontentarti delle approssimazioni. Quindi esaminiamo tutti i dettagli, perfezioniamo le voci e gli arrangiamenti, ed infine aggiungiamo i ritocchi finali. Non esitiamo mai ad abbandonare una canzone, anche dopo molte ore di lavoro, se in essa non sentiamo qualcosa di speciale e motivante."
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Penso che i molti ospiti invitati per le registrazioni del disco vi abbiano fornito un apporto fondamentale per avvicinarvi alla vostra visione musicale: concordi, e come avete selezionato i musicisti che hanno avuto un ruolo sull'album?
"Ovviamente concordo, gli ospiti sono molto importanti per aggiungere feeling. Non c'è stata alcuna selezione: è stata quasi una questione di coincidenze, incontri ed amicizie. Julien Ash ha mixato un brano, ed il risultato è stato grandioso; Eric Milhiet, meglio noto negli "O Quam Tristis..." come Emeric e nostro bassista per i concerti, ha invece suonato il flauto ed il basso in un'altra canzone."
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Un paio di cose che, fortunatamente, non sono cambiate nel vostro sound sono quell'attitudine genuina nel songwriting e quel piccolo tocco di 'follia' che affiora qua e là nell'album: sono effettivamente aspetti importanti per voi?
"È solo perché non tentiamo di suonare come alcun altro gruppo. Un giorno un amico ci ha detto: "Mi piace il vostro nuovo album, somiglia a... beh, non saprei dire a quale band somigli!". Ovviamente abbiamo apprezzato molto questo commento. Puoi avvertire della follia in alcuni passaggi precisamente perché non proviamo a suonare folli, sperimentali o terrificanti, quindi quando qualcosa di bizzarro o di surreale viene piazzato nelle nostre canzoni, in automatico ha più senso e dona emozioni più profonde. La follia è parte della personalità di ognuno di noi, ma raramente viene esteriorizzata. Le nostre canzoni riflettono tale principio: la follia è presente, ma con discrezione."
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Quale tipo di cose ha realmente determinato in qualche modo il mood del nuovo album?
"Il disco è il riflesso delle nostre vite e delle nostre personalità, senza nascondere alcuna parte di esse e senza focalizzarsi su di un elemento che potrebbe essere più attrattivo: è semplicemente umano."
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Essendo "Where Turtles Sleep" un lavoro molto più completo e versatile rispetto agli standard della scena 'dark/gothic', e quindi apprezzabile anche fuori da certi ambiti, pensate che la Cynfeirdd sia ancora l'etichetta più adatta per voi? Sicuramente si tratta di una label professionale e con la dovuta passione (basti vedere il loro catalogo), ma forse un'etichetta più grossa potrebbe darvi maggior visibilità...
"La Cynfeirdd è un'ottima etichetta, il suo catalogo è affascinante proprio per la diversità degli stili proposti: folk, ambient, heavenly voices etc... La loro distribuzione è ampia ed a livelli internazionali, gli artisti sono liberi di suonare la musica che preferiscono: non ci sono condizioni per venire pubblicati da loro, basta rimanere sé stessi. È una vera etichetta indipendente. Ovviamente il lato pop degli Hide & Seek potrebbe interessare ad una major, e noi saremmo felici di firmare per un'etichetta più grande, ma il nostro obiettivo non è quello di raggiungere la massima esposizione: preferisco sapere che diverse centinaia di persone ascoltano le nostre canzoni con cura, provando emozioni speciali, piuttosto che vedere un milione di persone che ci comprano il disco al supermercato per poi ascoltarlo mentre stanno cucinando. Ad ogni modo, esamineremo ogni eventuale proposta con interesse."
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Venendo ai contenuti, quale concept si cela dietro ad un titolo particolare come "Where Turtles Sleep ('dove dormono le tartarughe')?
"Non si tratta propriamente di un concept: è il nostro modo di illustrare e sommare tutte le atmosfere contenute nell'album. Questo titolo è misterioso, ti fa sentire che raggiungerai un'altra dimensione, come una casa segreta ed oscura, oppure sarà la via per raggiungere il tuo subconscio. È anche un riferimento alla Natura, che rappresenta sempre un tema importante per gli Hide & Seek."
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Il colore dominante nell'artwork è il blu: perché questa scelta, e cosa ti ispira la visione della parte grafica?
"L'artwork è stato disegnato dal nostro produttore. Gli ho posto la tua stessa domanda, e lui ha risposto: "Beh, il mare non è forse blu?". Quando guardo la copertina, penso sempre che ci sia bisogno di più luce nella stanza (ride, nda)! Beh, personalmente ritengo sia stata una buona scelta, poiché l'oscurità della fotografia mostra quanto profondo sia il mondo sognante che giace nascosto nella mente di ognuno di noi."
"Non dimentico mai di essere solo un animale mortale: l'umanità è pretenziosa, e pretende di essere il capolavoro della creazione."
(Pierre-Yves Lebeau)
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Venendo ai testi, alcuni sembrano relazionarsi alla vostra filosofia come individui, altri richiamano metafore di stampo 'fantasy' ed altri ancora appaiono profondamente sognanti: c'è forse una specie di filo conduttore che unisce le liriche dell'album?
"Tutti i riferimenti che hai menzionato sono interconnessi. Quando scrivo i testi, lascio i miei pensieri liberi di mescolare ricordi personali, filosofia, messaggi sociali e criteri estetici. Ovviamente i miei maggiori interessi e le mie maggiori preoccupazioni trascendono l'intero album e diventano visibili: la maledizione del Tempo, le memorie della fanciullezza e la condizione umana."
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Come dicevamo poc'anzi, la Natura rappresenta un tema importante per gli Hide & Seek...
"La Natura è in ogni cosa. Il potere irrazionale della musica è vicino alle sensazioni fornite dai grandi spazi naturali, dalla forza degli elementi e dai misteri della vita. Non dimentico mai di essere solo un animale mortale: l'umanità è pretenziosa, e pretende di essere il capolavoro della creazione."
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Passando alle canzoni del nuovo album, molte di esse mi hanno colpito, in particolare "On The Balcony", che mescola sapientemente melodie coldwave e beat elettronici: com'è nato un brano così particolare?
"Il pezzo si basava sul ritmo e sulla linea di basso, quel ritmo mi venne improvvisamente in mente alcuni anni fa. È un brano molto organico, sebbene sia in stile coldwave; il resto degli strumenti e le voci sono arrivati in un secondo momento. Il ritmo è molto aperto, e lascia spazio e libertà per altri strumenti: mi piace il risultato perché mescola luce ed oscurità, come un riflesso di Luna. Inoltre è stato nuovo ed eccitante per noi comporre un brano ballabile! È un piacere eseguirlo dal vivo."
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Così come in passato, anche oggi il vostro sound sa farsi molto delicato quando si arriva a momenti come "Clouds & Blue" e "Ghosts Of The Swimming Pool": che ruolo riveste la delicatezza nella vostra creazione artistica?
"Capisco cosa intendi, ma quei brani sono molto diversi fra loro. Quando compongo, provo sempre a lasciare al silenzio un posto nella mia musica: quando una nota finisce, non si interrompe nella mente dell'ascoltatore finché non arriva una nuova nota dello stesso strumento a rimpiazzarla. Non hai bisogno di ripeterla come un beat. Mi piace il minimalismo perché rispetta la sensibilità dell'ascoltatore, e 'Clouds & Blue' si basa su questo principio. 'Ghosts Of The Swimming Pool' è un brano più atmosferico, focalizzato sui suoni, ma in entrambi i casi rispetto una regola fondamentale: ogni strumento deve avere il suo posto, e non limitarsi a seguire un altro strumento. Ciò perché le mie linee di basso sono spesso reali melodie che non seguono la batteria, ed è lo stesso con le parti vocali. Comporre una canzone è come disegnare: se metti troppi colori nello stesso posto, il disegno diventa troppo carico e brutto."
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Alcuni brani, specialmente un motivo come "L'Armée Des Arbres", sembrano rifarsi in qualche modo alla vostra cultura folk nazionale...
"Non so cosa sia la cultura folk francese! Sebbene alcune chitarre possano suonare folk sui nostri dischi, noi non ci consideriamo un gruppo folk. La musica folk è bella, mi piacciono i movimenti folk degli anni '70 ed anche i precedenti, ma gli Hide & Seek sono piuttosto una band experimental-cold-pop, se proprio dobbiamo definire una categoria! 'L'Armée Des Arbres' è uno scherzo sarcastico, vagamente influenzato dal 'Signore Degli Anelli' (a tutti gli effetti un'influenza folk scandinava!): narra della vendetta della Natura sull'umanità attraverso la storia di un principe-albero che vendica la morte della sua sposa."
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A volte i vostri brani sembrano avere un approccio quasi teatrale...
"Forse ciò avviene perché la maggior parte dei brani è chiaramente strutturata in diverse parti, o forse è per via dell'uso di molti campionamenti, ma non si tratta di un approccio conscio."
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Un altro brano che mi ha colpito è "L'Espoir", in grado di portare nel contesto alcune gradite influenze chillout e trip-hop: si tratta di campi che intendete esplorare più accuratamente in futuro?
"Sì, mi piacciono quegli stili! Ma penso che li esplorerò più che altro in A Sparrow-Grass Hunt, poiché piacciono anche a Julien Ash."
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Merita una menzione anche "Childhood", che mi ha fatto pensare ad un estratto da una soundtrack: siete in effetti interessati al discorso colonne sonore?
"Sì, sarebbe un'esperienza grandiosa, ma non è facile trovare simili opportunità. Una volta composi un brano per un film: era una versione strumentale di 'Ghosts Of The Swimming Pool'."
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Il vostro sound è davvero difficile da descrivere, eppure c'è senz'altro un filo conduttore che lega brani apparentemente molto diversi fra loro: come descriveresti il vostro suono senza usare le tipiche definizioni da giornalista?
"Domanda tutt'altro che facile! Beh... la nostra musica è come una casetta costruita con un gioco di costruzioni per bambini, coi pezzi in legno. Questa casa nasconde un ecosistema in miniatura, una libreria ed una scuola, ma in soffitta è molto buio..."
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Quale tipo di cose, sentimenti e/o artisti vi hanno influenzato durante la scrittura dei brani del nuovo album, e quali artisti sono stati un'importante influenza in generale per voi?
"I nostri figli e i nostri amici, i nostri sogni ed i nostri incubi. Probabilmente alcuni film, come 'Lost In Translation', 'Mulholland Drive', 'Stalker', 'Avalon' etc... Ovviamente alcune band hanno avuto un'influenza importante su di noi: i The Nits ci hanno insegnato dove posizionare il silenzio e gli strumenti in una canzone, gli Orchestral Manoeuvres In The Dark ed i Legendary Pink Dots mi hanno dato l'idea di quanto la follia possa essere dolce nella musica. Poi i Cure ed i Minimal Compact per un certo suono di chitarra, nonché Robert Wyatt e Marc Hollis per la libertà delle armonie e delle strutture."
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Avendo influenze così ampie, come vi orientereste se doveste realizzare una cover?
"Ci sarebbero così tante canzoni far cui scegliere! Di recente abbiamo suonato dal vivo un pezzo dei Nits intitolato 'Oom Pah Pah', un brano molto strano e misterioso. Ho sempre voluto provare a fare una cover degli OMD, ma per me è impossibile cantare quello che cantano loro senza suonare ridicolo (ride, nda)!"
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Chi è, secondo te, il tipico fan degli Hide & Seek? Penso sia difficile ridurre i vostri fans ad una categoria specifica, sebbene si tenda più spesso ad associarvi alla scena neofolk, tant'è che di recente vi siete esibiti con Backworld... Vedi quella neofolk come la 'vostra' scena, oppure è vostra intenzione valicare i limiti di certe scene 'elitarie'?
"Penso che molti dei nostri fans ascoltino gruppi gothic, perché è la scena gothic che ci supporta in Francia. I fans della musica folk possono apprezzare il nostro approccio minimalista, il nostro interesse per la natura ed alcune atmosfere e testi malinconici, ma tipi assai diversi di persone apprezzano la nostra musica per via della molteplicità delle nostre influenze e per il nostro rigetto verso gli stereotipi. Molti fans degli Hide & Seek sono inoltre dei trentenni che sono cresciuti ed hanno scoperto la musica negli anni '80, che è poi ciò che noi stessi siamo!"
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Parlavamo poc'anzi dello show di supporto a Backworld: com'è andato, ed in generale come si svolgono i vostri concerti?
"Abbiamo suonato con Backworld al Klub di Parigi lo scorso mese di maggio ed è stato grandioso, il posto è fantastico ed il tecnico del suono era eccellente. Inoltre ho scoperto i Backworld, una band davvero valida: il loro nuovo album 'Good Infection' è meraviglioso. Dal vivo ci avvaliamo di un batterista e di un bassista; Liesbeth suona le tastiere e canta, io mi occupo di voce e chitarra. Olivier Virtry, il batterista, è molto bravo col suo strumento, preciso e sottile, e sono qualità rare per un drummer. Eric Milhiet suona il basso e talvolta il flauto: ha acquisito grande esperienza dal vivo coi suoi gruppi principali, Opera Multi Steel ed "O Quam Tristis...". Il nostro sound è quindi piuttosto diverso rispetto ai dischi, con più energia. Alterniamo brani atmosferici e canzoni più potenti, ed inoltre è molto importante per noi trasformare i nostri pezzi e non suonarli esattamente come sono sui dischi. È una sfida per noi, e di certo è molto più interessante anche per il pubblico."
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Cosa c'è nei vostri progetti futuri, a breve e/o a lunga scadenza?
"Al momento stiamo lavorando ad alcuni brani per un nuovo album di Nouvelles Lectures Cosmopolites, mentre in estate comporremo materiale per un nuovo disco del progetto A Sparrow-Grass Hunt. Parteciperemo anche ad alcune compilation, fra le quali quella per l'anniversario della rivista francese Trinity. Probabilmente nel 2007 suoneremo in diverse città della Francia, ma gli show sono ancora da confermare. Spero poi che un giorno riusciremo anche a suonare in Italia!"
"La nostra musica è come una casetta costruita con un gioco di costruzioni per bambini, coi pezzi in legno. Questa casa nasconde un ecosistema in miniatura, una libreria ed una scuola, ma in soffitta è molto buio..."
(Pierre-Yves Lebeau)
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Prima del debutto ufficiale con "European Landscapes" vi siete autoprodotti tre lavori (due su cassetta, uno su CD), ovviamente oggi sold-out: ci sarà mai l'opportunità di riportare alla luce quelle composizioni, magari ri-registrandone alcune?
"Beh, il passato è il passato, ma nella sezione 'auditorium' del nostro sito potrete ascoltare alcuni vecchi inediti, se proprio siete curiosi..."
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Che puoi dirci sulla scena francese? Sembra essere sempre piuttosto vitale...
"Sì, infatti, la scena francese è molto attiva in vari settori: goth, batcave, post-punk, roba sperimentale, heavenly voices etc... Ci sono molte associazioni, fanzine ed etichette. Il mio consiglio è di ascoltare gli "O Quam Tristis...", un ottimo gruppo con belle canzoni, un sound unico (concordo, nda), un bellissimo spettacolo live e pubblicati da un'etichetta italiana (la Palace Of Worms, nda)! Se vi piacciono le atmosfere sperimentali e neoclassiche, i Nouvelles Lectures Cosmopolites sono un'immersione in un fantastico mondo di musica, immagini mentali e suoni, un po' come i Legendary Pink Dots. A noi piacciono anche i Mediavolo (musica fredda e celestiale come i Cocteau Twins) e Gaë Bolg, quest'ultimo un monumentale trovatore!"
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Bene, siamo davvero in chiusura: a te la possibilità di porre a te stesso la domanda che avresti sempre voluto sentirti fare, dando ovviamente anche la relativa risposta...
"Beh... è la domanda più carina che mi sia mai stata posta, ma anche la più difficile! Ci penserò sopra e ti darò la risposta in una prossima intervista, se per te va bene (lo dice ridendo, nda)..."
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