05-12-2008
ONE FOR JUDE
"Figures"
(Infinite Fog)
Time: (57:02)
Rating : 7.5
Avendo appurato l'involuzione del neofolk da qualche anno, spesso il genere respira in modo affannoso per essersi lasciato catturare da contesti scontati, poco innovativi e troppo spesso limitati ai ricordi di un'epoca circoscritta. Se da una parte è legittima la volontà di rivendicare le origini antropologiche e culturali nel contesto artistico, dall'altra il clonaggio reiterato ha stancato grosse fasce d'ascolto, arrivando a punte di degenerazione spesso noiose. Se poi ad un quadro già decadente aggiungiamo le poche idee musicali, il risultato sancisce il declino di una parte importante del goth: il lato ideologico, religioso, sottilmente poetico nelle sue evocazioni di morte terrena, ideale, filosofica. A volte però basta una piccola fiamma per mantenere le braci vive: in questo contesto si inserisce "Figures", primo vero album completo per i francesi One For Jude, uscito originariamente come autoproduzione ed ora ristampato dalla label russa Infinite Fog in edizione limitata a sole 500 copie, riedizione integrale dell'esordio su disco datata 2001 con l'aggiunta di tre bonus-track. La prerogativa di "Figures" è la capacità di non relegarsi nel genere ma di spaziare, di unire con sottili linee sonore diverse musicalità, solo apparentemente inconciliabili. Così "Consolation" si rivela una piccola perla di psichedelia non troppo lontana dalle visioni dei primi Pink Floyd, mentre "Helmet" e "Refuge" si evolvono tra post-rock simile a volte ai Radiohead, ma sempre su connotati di folk oscuro e minimale; e le affinità coi tedeschi Pilori si sprecano... Lo stesso mondo, visionario come un quadro di Chagall, che ha esplorato in tanti anni e dischi un altro ensemble storico, sempre con il tema del rosa: i 'leggendari puntini' di Ka-Spel & co. Un'ora in cui il filo conduttore è principalmente il basso, vero protagonista ed ossatura del disco: suonato a questi livelli di decadenza, lo ricordo solo nei Cure di "Faith" o in alcune maledizioni underground di Michael Gira. Ascoltando "Figuration" è rassicurante la conferma che 'l'epopea Cure' non ha perso di valore e di stile; peccato che il primo a smettere di crederci sia stato proprio Robert Smith... Fortunatamente l'eredità non si è persa nel vuoto, ma si perpetua sotto piccoli e striscianti riferimenti acustici. In questo il trio transalpino (dietro il progetto One For Jude, per dovere di cronaca, si celano Benoît Sellam, Billy Amzal e Yonathan Ebguy) ha il grande merito di dare nuova linfa ai ricordi, personalizzando la propria musica con il merito di consegnare nuovamente fasto ai ricordi di chi ha amato "Three Immaginary Boys" o il già citato capolavoro "Faith". Tutto ciò non era comunque scontato, considerando la presenza di Eric Roger in alcuni brani: l'ex-tromba dei Sol Invictus non influenza minimamente il sound dei nostri, ma inserisce il proprio strumento al servizio del computo generale, in modo gradevole e smorzando 'l'apocalisse' canonica. Considerando pure che gli One For Jude hanno preso parte al tributo dedicato ai Sol Invictus, mi sarei aspettato un suono di classico folk apocalittico, mentre la sorpresa è stata più che positiva, scoprendo una realtà musicale che in maniera aperta, originale e non dogmatica può contribuire a ridare lustro ad un genere che ha ancora tanti estimatori.
Nicola Tenani