07-12-2018
ON THE FLOOR
"Lifetime"
(Alice In...)
Time: CD (42:16)
Rating : 7.5
Il quartetto di Amburgo non pare intenzionato a perdere altro tempo, e dopo la 'resurrezione' dello scorso anno, concretizzata con la pubblicazione dell'album "Made Of Scars" ad oltre 14 anni di distanza dal precedente "Under A Heart-Shaped Sun", replica col suo terzo full-length a poco meno di un anno dal suddetto rientro. Tempi stretti per una band che, evidentemente, ha una gran voglia di recuperare il tempo perduto, ed a ragion veduta alla luce di quanto ci è dato ascoltare con la nuova fatica, in cui l'electro-goth già sciorinato nei precedenti capitoli raggiunge il suo miglior bilanciamento fra l'elettricità delle chitarre e quell'elettronica che detta le ritmiche ed ammanta i brani. Già l'iniziale title-track, benché sorniona, svela una scrittura più sicura e carismatica che, nell'arco dell'intero album, regala molti momenti di gran pregio: dalla classe di "Calling", in cui le chitarre tessono trame suggestive, a vere e proprie potenziali hit come "Catch My Fall" e "We Light The Sky" (quest'ultima scelta anche per il primo videoclip), passando per momenti particolarmente raffinati come "Riverborn" ed una "The Damage & The Distance" ricca di sottigliezze elettroniche, una "Heavy Black" il cui groove di scuola electro cattura e seduce e, infine, quella cupa "Shed My Skin" che fa calare il sipario con toni drammatici. Quello dei Nostri è un electro-goth di gran pregio ed indubbia classe a cui non manca né l'incisività più propriamente rock ("Move On"), né il giusto pathos ("Some Say"), né tantomeno un approccio sagacemente catchy - esercitato con stile e senza ammiccare, anche se non propriamente synthpop-oriented come indicano taluni - in cui tutto funziona bene, incluso il calzante apporto vocale di Helge Jungmann, abilissimo nel condurre ogni brano verso un refrain efficace che rafforza il carisma della scrittura. Gli On The Floor si dimostrano oggi più che mai validi interpreti di un suono il cui fascino non tramonta mai, ed una prova del livello di "Lifetime" è la testimonianza di come il discorso iniziato a fine anni '90 fosse tutt'altro che concluso. Per fortuna.
Roberto Alessandro Filippozzi