04-04-2018
DEATH AND THE MAIDEN
"Wisteria"
(Fishrider Records/Occultation Recordings)
Time: CD (46:57)
Rating : 8
A tre anni dal notevole album d'esordio eponimo, il trio neozelandese - capitanato da quel Danny Brady che su queste pagine è già transitato con l'altro suo progetto Élan Vital - torna con l'atteso secondo full-lenght, nuovamente sotto l'egida di quella Fishrider che, spesso in combutta con l'inglese Occultation Recordings, ha sempre avuto l'apprezzabile proposito di dare lustro alla scena musicale di Dunedin, città d'appartenenza degli stessi Death And The Maiden. Già con il debut i tre avevano dato prova di saper combinare in un sound convincente e sufficientemente personale influenze ethereal, shoegaze, darkwave ed electro, andando oltre la lezione di colossi del settore come Cocteau Twins o Love Spirals Downwards. Con la nuova fatica, edita in una gradevole confezione slipcase, Danny, Hope Robertson e Lucinda King rinsaldano la propria posizione di act fra i più interessanti del settore (in un panorama avaro di uscite memorabili) attraverso brani ancor meglio riusciti e carismatici, frutto di un lavoro gestito con acume e sentimento. Guidato dalla voce di Lucinda (praticamente perfetta per il ruolo), il sound del combo prende spesso e volentieri le mosse da partiture strumentali sottili in cui la componente eterea gioca un ruolo importante, per poi accendersi soprattutto grazie alla chitarra di Hope, che guida gli entusiasmanti crescendo in chiave shoegaze che animano praticamente ogni singolo episodio. L'ariosa e immediata title-track e la notturna e seducente "Hourglass" sono ottimi esempi di quale sia la direzione stilistica del trio, che non teme di spingere sulla componente elettronica (le algide meccaniche synthpop di "Speed Of Sound", l'electropop di classe di "River Underground" o quello più ossessivo ed ipnotico di "Duchess"), ritagliandosi spazi per dinamiche più estrose ("Oooh Baby In The Chorus") e tenendo il meglio per un finale in cui l'enfasi ha contorni vibranti assai più inclini allo shoegaze: l'emozionale ed intensa "Shadows", la magnetica "Mercury" ed una "Everything Is Stressful" che chiude l'opera all'insegna di una maggiore tensione. Tutto questo all'interno di un piccolo gioiello di compattezza e lucidità che, pur non reinventando alcunché, ha tutte le carte in regola per sedurre sia gli appassionati di queste sonorità che un pubblico potenzialmente più trasversale. Non negatevi un doveroso ascolto.
Roberto Alessandro Filippozzi
https://deathandthemaiden1.bandcamp.com/