13-03-2018
MILLS
"Monochrome"
(Echozone)
Time: CD (40:33)
Rating : 8
Nell'ampio roster della Echozone approdano anche i Mills, duo austriaco composto da Alexander Steiner (chitarra e tastiere) e da Walter Glatz (voce e tastiere) formatosi nel lontano 1994 ed autore di soli due album ("9.wav" nel 2003 ed "Alienation" nel 2007), passato attraverso diversi cambi di line-up ed infine approdato alla dimensione a due anche in sede live. Senza dubbio un bel colpo per l'etichetta tedesca, che accoglie un act il quale, dopo essersi ampiamente fatto le ossa sia dal vivo che in studio (nonostante l'esigua discografia), si ripresenta finalmente al pubblico forte di una rinnovata maturità che, attraverso la nuova fatica, traccia la rotta per un futuro in grado di regalare sia agli stessi protagonisti che ai loro seguaci le giuste soddisfazioni. Le note ufficiali parlano di post-wave, ed a conti fatti non è errato individuare in una definizione così ampia l'estrema sintesi di un sound le cui influenze spaziano sì tra darkwave e goth, passando però per il 'filtro' del synthpop e sfociando in un dark-pop debitore tanto degli 80s quanto dei 90s ma mai pretestuosamente retrò, oltre che di ampio potenziale nonostante la chiara aderenza al panorama dark. Sole otto tracce per 40 minuti - come si usava un tempo - in cui il duo mette in bella mostra un songwriting diretto e pienamente efficace, essenziale e senza fronzoli ma ricco di sfumature che denotano la classe e l'esperienza dei suoi fautori, come subito evidenziano sia l'opener "Train To Berlin" che "A Little More", rese ariose dalle impeccabili trame della chitarra e dalle venature mutuate dal synthpop, qui perfettamente adattate al contesto più umbratile. Il pathos è sempre presente, complice una voce convincente e quanto mai adatta al ruolo, ed all'altezza dei validi refrain l'intensità non manca di accendersi per mezzo di una chitarra più robusta e distorta ("Lost", la magnetica e carismatica "New World" - apice drammatico ed emozionale del disco - , la tesa "Wish" ed una "Edge" dotata di strutture più affini al synthpop); bene anche il groove educato e le mirabili sfumature (frutto di una produzione ideale per esaltare ogni aspetto del suono dei Mills) di "Neon", mentre in chiusura i Nostri giocano con "Border" la carta della ballad, dimostrando anche qui grande lucidità grazie all'alta credibilità di un brano toccante e splendidamente arrangiato. Non una singola caduta di tono in un lavoro conciso ma esemplificativo delle abilità di un act che, senza dubbio, merita grande attenzione ed è pronto a conquistare un pubblico più vasto, avendo nelle corde le potenzialità per regalarci canzoni di alto livello in grado di durare nel tempo. Peccato per il minimale package (un jewel-case con booklet a due sole facciate privo dei testi), ma "Monochrome" resta un lavoro assolutamente consigliato.
Roberto Alessandro Filippozzi