18-11-2014
MACHINERY OF JOY
"On The Verge Of Sleep"
(Target Records)
Time: (42:53)
Rating : 8
"On The Verge Of Sleep", primo album del combo danese Machinery Of Joy, sembra un disco di altri tempi. Pochi brani, lunghezza 'giusta' e soprattutto nessuna nota in più, nessun riempitivo, ma solo tanta concretezza. Le sette tracce che compongono il disco (uscito in realtà già da diversi mesi) rappresentano tutto quello che il gruppo voleva dire con questo lavoro: un brano in più, messo per allungare il brodo, avrebbe rovinato completamente un'opera che sorprende per forza e personalità. Nell'iniziale "Neophytes Of Love" ad esempio, dopo un canonico inizio gothic ambient, è il fantasma dei Suicide che spinge i Machinery Of Joy in una folle corsa a colpi di drum-machine ed elettronica. Il disco poi prosegue con "Limbo", un pezzo dream-pop ben interpretato dalla voce eterea di Laura Noszczyk, e la ballata onirica di "Dementia". Non mancano rimandi alla new wave anni '80 con i toni miti di "Landscapes", che suona come una versione dei Cocteau Twins aggiornata al nuovo millennio, e il mood alla Siouxsie And The Banshees di "Comatose Puppet". Il pezzo più lungo del disco, "Solar Storm", è invece una suite che ammicca ai grandi gruppi space ambient di fine anni '70 come i Tangerine Dream: essa si apre come ambient minimale e si chiude con una coda strumentale ipnotica e trascinante. "Lamia", con il titolo che rimanda al quasi omonimo capolavoro dei Genesis, è invece un pezzo più classico, un ottimo dream-pop con un tema melodico malinconico ma accattivante. Uscito sia come LP che in download (con una traccia in più), "On The Verge Of Sleep" è una piccola gemma onirica che può piacere agli appassionati della musica di fine anni '70 come a coloro che amano le atmosfere wave degli anni '80, ma anche ai fans del rock indipendente e del suono gotico. La grande abilità dei Machinery Of Joy sta nel mescolare sonorità diverse senza scendere a compromessi con questo o quel genere. Tale risultato è ottenuto attraverso un uso sapiente di strumenti acustici ed elettronici, ma anche grazie ad una scrittura musicale minimale che non concede spazio ai virtuosismo, contribuendo a creare un opera corale di cui ci si innamora fin dal primo ascolto.
Ferruccio Filippi
http://www.machineryofjoy.com/