12-06-2013
SAINTS OF RUIN
"Elevatis Velum"
(Echozone)
Time: (48:10)
Rating : 7
Con due album ("Nightmare" e "Glampyre") e un EP ("Fairytale") che gli sono valsi favori di critica e posizioni in scalette di importanti festival americani e non, il quartetto statunitense Saints Of Ruin (la carismatica vocalist Ruby Ruin, il chitarrista/compositore Tommy Dark, la tastierista Kat Downs e il batterista Michael Broadus) si è ritagliato una compiacente nicchia di fans, anche nel Vecchio Continente, in particolare in Germania e nel Regno Unito, dove si sono accorti del loro sprizzante gothic-rock. Non è un caso che abbiano firmato per la sempre più attiva Echozone, che li ha fatti apparire anche in svariate compilation. Il combo a stelle e strisce non si discosta molto da quel gothic-rock suadente e metallaro, ma lo riproduce con grazia e modestia, svelando un background più intellettuale di molti altri appariscenti colleghi. Più che il gothic di Siouxie, grande influenza della band, si respira il goth-rock/metal tedesco, rappresentato in Europa dai defunti Bloodflowerz e dagli ancora attivi Flowing Tears. Rock oscuro, decadente, ma brioso, principalmente affidato alla voce della bella Ruby Ruin. Si alternano episodi granitici come "The Thirst" o "Boundless" a composizioni più ricercate, tra cui l'aggraziata "Stand Alone" o la cadenzata e sinfonica "Your Ruin", fino alla medievaleggiante "Tin Box". Nulla di eclatante o di rischioso, ma chi ama quel connubio tra il glam-rock e il goth-alternative troverà pane per i suoi denti. L'album è corredato da un piacevole artwork, con titoli anche in latino (per sottolineare la serietà intellettuale dei quattro), e fa capolino una riuscitissima sorpresina finale: una versione più crepuscolare di "Every Day Is Like Sunday" di Morrissey, tanto per sottolineare la familiarità della band con la bella scena inglese. Consigliati a chi segue con ardore le nuove leve di un genere che fa un po' fatica a reinventarsi.
Max Firinu