17-11-2011
BLACK LIGHT ASCENSION
"Ashes"
(Hau Ruck!)
Time: (54:17)
Rating : 7.5
Black Light Ascension è il nuovo progetto di Andrew Trail, polistrumentista noto soprattutto come mente dei KnifeLadder (assieme a John Murphy ed Hunter Barr), ma comunque partecipe in numerosi altri progetti nella sua lunga carriera. Fra questi, proprio quegli Inertia di cui è leader indiscusso Reza Udhin (anche attuale tastierista dei Killing Joke), che completa con Trail e Ben McLees (altro musicista d'esperienza, già all'opera con nomi quali Earth Loop Recall, Naevus e SonVer) la line-up a tre di questa nuovissima formazione inglese. "Ashes", edito dalla Hau Ruck!, conferma come le radici musicali dell'artista inglese rimangano ancorate alla più gelida e paralizzante coldwave, seppur mescolata ad un electropop che conferisce attimi coinvolgenti e aperti. Una psichedelia ipnotica a cavallo tra anni '70 e '80, che lascia progressivamente spazio a loop elettronici avvolgenti e insistenti, con una particolare attenzione per un suono decisamente vintage (al quale il Nostro tiene parecchio, tanto da menzionare sulle note di copertina la totale assenza di sequencer e computer in favore di drum machine, sampler e tastiere). Strumentazione ridotta all'osso per un suono che, soprattutto nella prima parte dell'album, appare decisamente minimale. Lo si nota fin dall'iniziale "Ocean", chiusa e paranoica, e dalla seguente "Your Time", che emerge nebbiosa e cullante come da una fiaba di Ian Curtis. La glaciale indifferenza di "Club Death" è invece sopperita da una riuscita sequenza di armonie nel ritornello. "Blinding Colour" mette in evidenza synth ruvidi e pulsanti, da qui in poi sempre più presenti, per un suono generale che, da asciutto ed essenziale, comincia a comporsi di sfumature e arrangiamenti sempre più ridondanti e riempitivi. "The Pact" sciorina un ottimo refrain e un evocativo fraseggio di chitarra nel momento in cui questo si conclude, mentre "In The Garden" si insinua pulsante ed allo stesso tempo atmosferica, saturando l'ambiente con suoni penetranti. Da qui in poi è lecito pensare a quanto mai nome di una band fu più azzeccato: la luce (oscura, come facilmente si può appurare), che all'inizio filtrava timida e introversa, comincia a diffondersi nello spazio con sempre maggior insistenza e pienezza fino a culminare in una sorta di trance alla Underworld, come nel caso del brano "Jack In/Burn Out", insistita ed ipnotica. Un refrain di ottima fattura lo si ritrova anche in "This World", che avanza di soppiatto nelle strofe per poi emergere maestosa e sognante. Anche il dolce e cosmico commiato di "Killing Cycle" non fa che confermare quanto "Ashes" sia un disco davvero ben riuscito, che ad un primo ascolto appare forse soporifero e piatto, ma che risulta infine decisamente apprezzabile dopo la dovuta attenzione.
Silvio Oreste
http://www.reverbnation.com/blacklightascension