20-09-2011
CONTRE JOUR
"One Night At The Station"
(Infrastition/Audioglobe)
Time: (48:25)
Rating : 8
Capita che un recensore si trovi nella non felice posizione di dover spendere aggettivi forzati per qualcosa che non gli compete, perché fuori dai propri confini musicali, ma comunque di oggettivo valore; può capitare di trovarsi anche di fronte all'imbarazzante dovere di bocciare dischi oggettivamente pessimi, oppure in situazioni in cui si ha la consapevolezza di poter in qualche modo aiutare chi ha sfornato un gran disco che merita la dovuta attenzione... Il caso dei Contre Jour, giovanissima band di Nizza formatasi nel 2009, rappresenta la migliore ipotesi: poter ascoltare un album fantastico, per il semplice fatto che è indubbiamente tale. La semplicità e la malinconia che si respira su "One Night At The Station" è cosa rara, un colpo di fulmine inatteso. New wave romantica con una base elettronica a supporto di basso, chitarra, tastiere e la seducente voce di Roxy, che alterna versi in inglese ad altri in francese (questi ultimi risultano i più riusciti, forse perché intrinsecamente pregni di una notevole componente crepuscolare, derivata dalla cadenza e dalla sensualità della lingua stessa). Una perfetta sintesi di come ciò che è stato può essere rivissuto e reinterpretato in maniera vibrante ed emozionale. Premettendo che la band francese cita tra le influenze principali i nomi dei classici (Cure, Depeche Mode, Siouxsie, Joy Division, Cocteau Twins), nel debut album dei Contre Jour si possono scorgere le atmosfere fredde e in qualche modo mistiche degli anni '80 di Bel Canto e Propaganda, le improvvise impennate e le variazioni armoniche da brivido di Clan Of Xymox, Frozen Autumn e Handful Of Snowdrops, o ancora l'incedere profondo e sognante dei Ladytron. L'iniziale "Hourglass" si presenta sorniona, tende a non scoprire subito le carte, si rifugia dietro barriere di percussioni intervallate qua e là da soffici arpeggi di chitarra e ariose trame di synth che accompagnano trame vocali di un vago sentore alla Anneli Drecker. La seguente "A Contre Jour" è superba nella sua delicatezza iniziale e nel fascino che scatena il refrain, ma la perla è sicuramente il singolo "Vladilen", ricco di cambi di tonalità inaspettati, oscuro, magnetico, nostalgico. Anche il riff della strumentale title-track è notevole, ed apre alla seguente "Tension", uno dei brani più veloci dell'album, che ha il solo difetto di sorreggersi su un giro armonico troppo simile alla celeberrima "A Forest" dei Cure. "This Feeling" mantiene alti i bpm e strizza l'occhio all'alternative, con la chitarra di Manu che passa in primo piano. "Recklessness" e la conclusiva "The Travelling" segnano infine un passaggio verso l'electroclash dei Ladytron, con un'elettronica più sostenuta e in alcuni frangenti ruvida e tenebrosa. Il risultato finale è sorprendente per qualità e attitudine, per maturità e personalità. Se teniamo presente che questi ragazzi hanno alle spalle appena una manciata di concerti, la cosa è ancor più sensazionale: si potrebbe parlare di pura e acerba genialità, quella che fuoriesce dal cuore, senza calcoli o speculazioni varie, con la spontaneità di chi ha dell'arte da offrire e un'esigenza interiore da colmare. Lavoro imprescindibile per chiunque ami questo tipo di sonorità: da avere assolutamente, seguendone gli sviluppi futuri.
Silvio Oreste
http://www.contrejourband.com/