05-09-2011
CLAN OF XYMOX
"Darkest Hour"
(Trisol/Audioglobe)
Time: (51:44)
Rating : 5
A conti fatti, il Clan di Ronny Moorings non è riuscito laddove altri colossi (Girls Under Glass, Project Pitchfork, Front Line Assembly etc...) hanno avuto successo: tagliare il traguardo dei vent'anni di carriera pubblicando le cose migliori in assoluto, dando la polvere alle nuove leve. Uno degli ultimi lavori realmente interessanti è stato "Notes From The Underground", ma eravamo nel 2001, e da allora parecchi album di dubbia utilità sono usciti col marchio del combo olandese, senza che questo sapesse mai piazzare un'ulteriore (ultima?) zampata di classe. Nessuno ha storto il naso fino a voltare le spalle agli Xymox quando l'elettronica ha via via sempre più preso piede nel sound, ma la componente 'sintetica' non doveva certo divenire il viatico per canzonette scialbe e prive di nerbo come quelle degli ultimi anni, se l'obiettivo minimo era quello di tenersi stretti i fans accumulati in carriera. Invece sembra che i Nostri pubblichino nuovi dischi solo per andare in tour e vivere di musica, il che suonerà bene a livello di tornaconto economico, ma diventa triste quando si osserva la vicenda dalla parte dell'addetto ai lavori o, meglio ancora, del fan dotato di sano spirito critico. Tutto questo preambolo per dire che, come di molti altri titoli post-2001 targati Xymox, anche di "Darkest Hour" ci dimenticheremo presto: non basteranno certo il buon groove di "Delete", i toni dolenti di "Dream Of Fools" ed un potenziale singolo diretto ed arioso come "Tears Ago" a risollevare le sorti di un lavoro autoreferenziale e pieno di canzoni stucchevoli nelle melodie e negli arrangiamenti, specie se neppure i titoli appena citati, che rappresentano verosimilmente i momenti migliori dell'opera, lasciano un segno tangibile... Il Clan vuole rimestare nel torbido ("My Reality"), darsi un tono spettrale ("Deep Down I Died", "In Your Arms Again") e scuotere i corpi sul dancefloor ("She Did Not Answer"), ma non c'è la benché minima traccia d'ispirazione e non si respira neppure un briciolo di onestà, ed un brano assolutamente fuori luogo nelle sue pretese acido-punkoidi come "My Chicane" è l'emblema di un gruppo allo sbando, diviso fra idee riciclate fino alla nausea ed 'intuizioni' che era meglio non assecondare. Gli Xymox sono la fotocopia sbiadita di sé stessi e paiono davvero bolliti, ed è decisamente ora che anche gli ultimi loro più strenui sostenitori si buttino definitivamente su realtà molto meno longeve ma ormai ben più entusiasmanti, come i grandiosi The Beauty Of Gemina, tanto per nominare una band che il Clan degli ultimi anni se lo mangia in insalata... Amen.
Roberto Alessandro Filippozzi