06-07-2011
FLIEHENDE STÜRME
"Warten Auf Raketen"
(Alice In...)
Time: (51:26)
Rating : 6
Annoverati come portabandiera del cosiddetto 'depressive punk', i veterani Fliehende Stürme approdano al loro decimo album da studio, cambiando per l'ennesima volta etichetta; questa volta è la Alice In..., sottogruppo della più nota Dark Dimensions, a puntare sull'esperienza e sulla voglia di riemergere della band capitanata da Andreas Löhr, dopo tutte le tragedie e i cambiamenti che nell'ultimo decennio hanno scombussolato l'esistenza stessa del gruppo. Dopo la morte del fratello e co-fondatore Thomas Löhr, insieme fin dagli esordi con i Chaos Z, Andreas si rifugiò in Portogallo per qualche anno e il monicker Fliehende Stürme rimase più che altro una copertura per i suoi progetti solisti. Attualmente il progetto consta di una band vera e propria, composta da tre elementi. Lo stile è rimasto fondamentalmente lo stesso, una sorta di punk dai toni malinconici che si avvicina ad una wave contaminata da saltuari innesti emo/alternative dal sapore fresco e spensierato. Nonostante tutti i brani siano stati scritti da Andreas, rispetto ai precedenti album sembrano emergere alcune novità nel mood di base, sostanzialmente meno oscuro e ricercato rispetto a quello degli ultimi dieci anni. L'album si apre con "Sterne", immediata e scanzonata nella sua semplicità, senza apparenti punti di riferimento, caratterizzata principalmente dalla spigolosità del cantato in madrelingua tedesca. Tutta la prima parte dell'album segue su questi parametri, senza particolari picchi in fase compositiva; due riff per ogni brano, qualche accenno di atmosfere create da scarne linee di synth e nessuna linea melodica vocale degna di essere ricordata. Nella prevedibilità dell'insieme si distingue il refrain di "Horizont" per la dolcezza della sua modulazione (finalmente...) e per gli sviluppi musicali che rasentano attimi post-rock, invece della solita solfa punk. L'opprimente stato d'animo di album come "Hinter Masken" o del più recente "Die Tiere Schweigen" sembra leggermente accantonato a favore di composizioni frivole e mai particolarmente ispirate; si passa poi da "Schatten", dove la colonna portante è un riff in stile Wayne Hussey, all'indie/alternative di "Stahl" e "Netze", a mio avviso i punti più bassi dell'album insieme alla solenne marcia seventies di "Werk III"; echi del passato ritornano con le ultime due tracce "Tiefe" e "Still", rese inquietanti e spettrali grazie al parsimonioso e intelligente uso di linee di synth in stile krautrock e, soprattutto nel secondo caso, da linee vocali che spaziano oltre le solite tre note. Infine merita quasi più attenzione la traccia nascosta in chiusura all'album, incalzante e furoreggiante nel suo combat-folk in sapore New Model Army, piuttosto che gran parte del lavoro che lo precede. Troppo poco, però, per un personaggio come Andreas, in pista sin dal lontano 1983. Che la sua vena creativa, come del resto quella di molti suoi coetanei, si sia logorata col passare del tempo?
Silvio Oreste
http://www.myspace.com/fliehendestuerme