11-06-2011
HATESEX
"A Savage Cabaret, She Said"
(Alice In.../Audioglobe)
Time: (34:41)
Rating : 6
Chi si ricorda dei Diva Destruction, band americana incarnazione del talento di Debra Fogerty, sa bene che dietro alle melodie cupe e post-punk di quel gruppo si celava la chitarra di Benn Ra, anima inquieta e girovaga che, una volta abbandonato tale act, ha deciso di fondare, intorno al 2004, il progetto Hatesex, insieme alla cantante Krisanna Marie. Nonostante la band festeggi i sette anni di vita, la sua discografia è alquanto scarna, forse perché il nostro è stato distratto anche dalla partecipazione in altri progetti, come i Frank The Baptist e gli Scarlet's Remains. Le uscite a nome Hatesex si condensano in un EP promozionale per addetti ai lavori e nel primo CD "Unwant", uscito nel 2005. A sei anni di distanza, ecco arrivare il nuovo full-lenght dallo strano titolo di "A Savage Cabaret, She Said". Il disco riprende quasi in toto le atmosfere delle sonorità batcave degli anni '80, un po' come era avvenuto nel precedente "Unwant". I principali punti di riferimento possono essere trovati nel sound onirico di Siouxsie e nelle atmosfere algide di Sex Gang Children e Bauhaus, senza però avere né la loro profondità né tantomeno l'ispirazione. Ogni genere musicale, ogni stile nasce in un determinato periodo storico ed è figlio di esso: riproporlo fuori contesto può essere controproducente, soprattutto se questa riproposizione non viene accompagnata da un adeguato ammodernamento. Ecco, il difetto maggiore di "A Savage Cabaret, She Said" è proprio questo, ed i tentativi di rendere più personale il sound proposto rendono spesso ancora più banale il risultato. Tuttavia nel disco vi sono brani che riescono anche ad emozionare, soprattutto chi ha amato e ama la darkwave dei primi anni '80. "A Rose Without Eyes", ad esempio, è una bella cavalcata elettrica con tanto di chitarra liquida e con la voce ondivaga di Krisanne che detta un mood epico e disperato, mentre "I Am" è una divertente marcetta che nel finale evoca paesaggi acidi e dissonanti. Anche gli episodi più pop-oriented ("Darling Divanora" e "Wanderlust") hanno una ragion d'essere e, nella loro semplicità, sono piacevoli. Quando invece Benn e Krisanne cercano di mescolare i generi, i risultati sono a volte comici, come in "Throe II", dove scimmiottano la maestosità dei primi Dead Can Dance per poi finire in balletto patetico e banale. "A Savage Cabaret, She Said" non è un disco che resta impresso, ma che tuttavia ha dalla sua l'essere onesto e tecnicamente ben fatto. Questo lo rende quantomeno sufficiente.
Ferruccio Filippi
http://www.myspace.com/hatesex