Logo DarkRoom Magazine
Darkroom List menu Room101 Room102 Room103 Room104 Room105 Room106 Room107 Room108 Room109 Reception
SYNTHPOP, FUTURE-POP, TRIP-HOP, CHILLOUT E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ACCESSIBILE E MELODICA
HARSH-ELECTRO, EBM, ELECTRO-INDUSTRIAL, IDM E TUTTA L'ELETTRONICA PIÙ ABRASIVA E DISTORTA
DARKWAVE, GOTHIC, DEATHROCK, POST-PUNK E AFFINI
INDUSTRIAL, AMBIENT, POWER ELECTRONICS E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ NERE ED OPPRIMENTI
NEOFOLK, NEOCLASSICAL, MEDIEVAL, ETHEREAL E TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DELICATE E TRADIZIONALI
TUTTO IL METAL PIÙ GOTICO ED ALTERNATIVO CHE PUÒ INTERESSARE ANCHE IL PUBBLICO 'DARK'
TUTTE LE SONORITÀ PIÙ DIFFICILI DA CLASSIFICARE O MENO RICONDUCIBILI ALLA MUSICA OSCURA
LA STANZA CHE DEDICA LA DOVUTA ATTENZIONE ALLE REALTÀ NOSTRANE, AFFERMATE E/O EMERGENTI
LA STANZA CHE DEDICA SPAZIO ALLE BAND ANCORA SENZA CONTRATTO DISCOGRAFICO

Mailing-List:

Aggiornamenti su pubblicazioni e attività della rivista


 

Cerca nel sito



Room 103

19-06-2010

WHISPERS IN THE SHADOW

"The Eternal Arcane"

Cover WHISPERS IN THE SHADOW

(Echozone/Masterpiece)

Time: (57:17)

Rating : 7

Terzo album in due anni per gli austriaci Whispers In The Shadow, che forti di un contratto con la Echozone sembrano più che mai ispirati e produttivi. Più precisamente gli ultimi due full-lenght ("Into The Arms Of Chaos" e "Borrowed Nightmares And Forgotten Dreams") erano rispettivamente un album di inediti e uno di remix con soli cinque brani originali (che sarebbero dovuti uscire su un album previsto per il 2005 e mai pubblicato), e questo rispecchia alla perfezione la tendenza che si sta creando negli ultimi anni, cioè quella di sfornare sempre nuovi lavori per combattere l'inesorabile 'toccata e fuga' dovuta ai nuovi sistemi di reperibilità della musica e alla conseguente più ampia possibilità di scelta da parte di chi ascolta: cercare di rimanere sempre sulla cresta dell'onda facendo girare il proprio nome con frequenti uscite e assillante pubblicità mediatica risulta l'unico rimedio a questa situazione. Il rischio di questo tipo di business è però quello di ritrovarsi lavori mediocri, pur di averne sempre a disposizione sul mercato; personalmente ritengo sarebbe più onesto e gradevole nei confronti degli ascoltatori lanciare nuovi gruppi di buone speranze, piuttosto che affossarsi con tediosissimi album di remix. Comunque, per fortuna, "The Eternal Arcane", sesto album dei WITS, sembra non soffrire di questo male. Attiva sul mercato sin dal 1996, la band di Ashley Dayour (già noto come chitarrista dei L'Âme Immortelle) ha saputo virare dalla canonica wave in pieno stile Cure dei primi due album verso lidi più orientati al rock e alla psichedelia con i due capitoli successivi, anche grazie all'innesto di un vero e proprio batterista nella line-up. Anche i testi hanno man mano preso una piega più personale, discostandosi dall'amato e onnipresente riferimento di H.P. Lovecraft, dal quale hanno anche tratto il nome della band. "The Eternal Arcane" è composto da undici tracce di appassionato e puro gothic rock sulla falsariga dell'ottimo precedente album. Fields Of The Nephilim, Mission, Sisters Of Mercy e House Of Usher i cardini di orientamento più immediati, distinguendosi tuttavia per una timbrica vocale più poliedrica e meno baritonale, più vicina a quella di Peter Murphy e di Artaud Seth dei Garden Of Delight, oltre ad alcune reminiscenze Bowieane. Anche la musica sprigiona ricordi e riferimenti ben precisi: se l'introduttiva "Haloes At Dawn", con l'accompagnamento di archi, può ricordare le atmosfere di "God's Own Medicine" dei Mission, la seconda traccia, con la sua semplicità nel giro di accordi e la sua immediatezza, potrebbe tranquillamente rientrare nella tracklist di "One Second" dei Paradise Lost. La seguente "The Lost Souls" ci porta invece nei territori di pertinenza della band di McCoy, grazie a una strofa condita da arpeggi sinuosi, tastiere mistiche e cavalcate di batteria che rimembrano capolavori come "Last Exit For The Lost"; il refrain è maestoso, pregno di epica risonanza, sicuramente una delle parti migliori dell'album. "Clouds Without Water" è più atmosferica, rallentata, e trova un contatto non indifferente con i Cure di "Disintegration". Con le cavalcate in sedicesimi e la spinta della chitarra acustica, "From Aeon To Aeon" ritorna a danzare sulle ceneri del sopraccitato disco dei Mission. Stupisce e lascia un po' di amaro in bocca la successiva "Blood, Sweat And Tears", primo singolo dell'album, francamente uno dei brani peggiori e meno rappresentativi del sound dei WITS... perché cadere nelle trame trite e ritrite dell'industrial metal? Per il resto, inutile menzionare le seguenti tracce, interessanti tasselli di un riuscito mosaico. In conclusione, un disco che forse non aggiunge nulla di nuovo al gothic rock, ma che è comunque composto di buone canzoni, e quindi è consigliabile a chiunque non riesce a dimenticare quelle che sono state le migliori annate del suddetto genere.

Silvio Oreste

 

http://www.noizeart.com/

http://www.bob-media.com/cms_echo/