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Room 103

17-07-2009

THE HOUSE OF USHER

"Angst"

Cover THE HOUSE OF USHER

(Equinoxe/Masterpiece)

Time: (59:20)

Rating : 8

Ci sono sonorità che rimangono indelebili nella memoria di almeno una generazione: "Angst", uscito da poco sotto l'egida della Equinoxe Records (stessa casa degli australiani Ikon), ha tutti i sapori necessari per generare nostalgie mai sopite, in quella fascia d'età che nell'ultima parte degli anni '80 ha vissuto la sterzata della new wave verso i più ruggenti prototipi del goth-rock. Tedeschi ma con caratteri albionici, i The House Of Usher sono una band che può solo rammaricarsi di non avere vissuto la propria carriera in quegli anni, poiché oggi sarebbero mito come lo sono le band che li ispirano. Gothic-rock di un livello superiore rispetto alle mille band dei successivi anni novanta, perché i suoni strumentali, sebbene siano ricchi di chitarre, basso e percussioni, preferiscono manifestarsi su canoni più rallentati rispetto a band come Rosetta Stone o Nosferatu, influenzati maggiormente dagli echi californiani di Mr. Williams e Mrs. Cancer. Così ne deriva un sound più pulito, ma ancor meglio definibile come melanconico nei rimandi riconducibili alla new wave inglese. Tutto il disco è screziato dalla voce di Jörg Kleudgen, composta nei suoi toni di puro ricordo Psychedelic Furs; lo stesso modulo adottato da 're' McCoy nei suoi Fields Of The Nephilim. Il tutto si avverte da subito nell'intro, "Invocation", come in più tracce: "Deep Inside My Heart", "Take My Hand", come pure "Wild Flower". Le chitarre di Georg Berger, Martin Krötz e Oliver Pietsch, come il basso suonato da Ralf Dunkel, hanno lo stesso disegno musicale riconducibile ai Southern Death Cult od ai Sisters Of Mercy prima dell'abbandono di Wayne Hussey, ed ascoltare "Angst" crea il medesimo sortilegio di "Dawnrazor" o "From Gehenna To Here", giusto per fare un accostamento con i Fields Of The Nephilim. Pochi oggi hanno la capacità di esprimersi con l'uso imponente di chitarre, mantenendo però canoni dolcemente placidi: "I Wanna Know", complice il sostegno vocale di Bianca Stücker (Vani, Violet), è segnata da questi caratteri non facili da praticare. La batteria è sempre presente ma senza alterare le 'narcosi' del suono, Axel Burgard riesce a mantenere il ritmo con stile discreto, il rischio di sconfinare nel metal è alto ma la linea di demarcazione non viene oltrepassata, e questo è frutto di scelte non casuali. "Angst", ovvero il frutto di una situazione claustrofobica, sebbene il dischetto lo sia nel finale, stupendo, di "To Whatever End", introdotto proprio dal massimo procreatore di ossessività: il basso, che lentamente porta i toni verso terreni, complice anche la voce che ripete in loop il titolo della canzone, permeati dal sentore di spleen. Basterebbe questa traccia per innamorarsi dell'album, ma ve ne sono altre undici per consacrare una volta per tutte i THOU nel gotha del gothic-rock.

Nicola Tenani

 

http://www.the-house-of-usher.de/

http://www.equinoxe-records.com/