03-07-2009
BRILLIG
"The Red Coats"
(Black Rain/Audioglobe)
Time: (52:20)
Rating : 7.5
Un semplice ma funzionale accordo di banjo e inizia il viaggio musicale a ritroso nel tempo in cui i Brillig vi condurranno. La forza evocativa è immediata e senza mediazioni: la pianura e la sua durezza o l'outback, vista la provenienza australiana dei quattro. In questa transumanza suggestiva le due voci, maschile di Matt Swayne e femminile di Elizabeth Reid, sono il tramite diretto per aprirvi alle visioni di rocce e cespugli, paesaggi infiniti come in noi e nel nostro immaginario possono manifestarsi, cresciuti tra film di John Ford o Sergio Leone. Fin dalle prime note di banjo - suonato dallo stesso Wayne - di "Death At The Sea" le sonorità che compongono gli arrangiamenti di "The Red Coats" sono cariche di umori accorati, lievi ballate fatte apposta per fermarsi ad ascoltare con attenzione, complice un piccolo lembo di languida tristezza. Ballate folk come anche a volte Nick Cave ha amato cantare, ma non aspettatevi che i Nostri siano una nuova copia di Re Inchiostro. Molte altre suggestioni possono riportare chiunque a suoni di classe che si perdono almeno negli ultimi trent'anni della musica cantautoriale, e persino Pat Benatar per la sua 'tenera maledizione' femminile può tornare ad esistere nella voce di Elizabeth in "Bird Of The Ashes", così simile all'opener di cui sopra ma succube dell'incanto di una voce femminile. Ma non eterea... anzi, ha molti colori la gamma di toni che Miss Reid esibisce: mesti ma fermi, e con ottimi accenti drammatici. Insieme al basso di Denni Meredith ed alla batteria di Ben Macklin, sempre presente nel dare il ritmo ma sottotono per non alterare il pathos 'landscape', i Brillig tornano sul mercato nuovamente sotto l'egida della tedesca Black Rain. Le due voci, insieme, si esaltano in "Assorted Fate", ennesima ballata, ma più vivace nei tempi, eppure ancora più carica di nostalgia nonostante la veemenza di Swayne nel suonare la chitarra con le dita, senza plettro, giusto per esaltare la nota emotiva del brano. Così come "The Old Captain": la voce torna femminile ma la sei corde è ancor più nervosa nell'arpeggio, abbinata all'armonica ed ai cori, ed il senso di favola 'maledetta' raccontata in una taverna malfamata è al massimo dell'espressività sonora. In "The Red Coats" varie soluzioni trovano il collocamento opportuno: se la chitarra acustica regna quando il banjo riposa, allora fisarmonica, armonica, ukulele e viola impreziosiscono volta per volta le ballate. E la viola diventa complice nella struggente liricità di "The Frozen Lake", complice del binomio vocale quasi 'amoroso' nell'incontrarsi tra le note. Delicatissima... Album sconsigliatissimo per chi ama il folk puro, e se è vero che Nick Cave o Leonard Cohen sono i padri putativi del genere, ascoltate attentamente "Absinthe Make The Heart Grow Fonder" per incontrare sonorità che nel loro essere ai margini hanno quel sapore 'maledetto', in linea con le migliori song di Patti Smith. Buon viaggio, quindi, nelle praterie retrò dei Brillig, band retrò anche nel look, puritano ed ottocentesco da una terra, l'Australia, ultima frontiera da conquistare, sperando che nessuno osi farlo se non tra le note di un banjo che corteggia una viola.
Nicola Tenani