19-01-2009
BODYSNATCHER
"The Ninth Floor"
(Manic Depression)
Time: (42:23)
Rating : 7
Riflettendo su molte delle band francesi di cui ci siamo occupati nel 2008, si trova un po' in tutte un denominatore comune: l'eclettismo e l'indipendenza mentale nel comporre la propria musica. Non esuli da questa regola, i Bodysnatcher debuttano nel 2007 con il loro primo full-length per conto della Manic Depression, label transalpina non nuova nel cimentarsi con suoni deathrock ed elettronici, electroclash contaminato in tanti modi e post-punk impuro. Del roster voglio ricordare, su tutti, due band che anche il nostro pubblico già conosce: Violet Stigmata e Deadchovsky. I Nostri trovano quindi il rifugio ideale nella Manic Depression, perché propongono un suono disomogeneo e nervoso, elettronico e nevrotico, dove la chitarra sporca le linee a volte regolari delle tastiere. Il tutto riporta verso atmosfere del primo suono batcave, dove gli echi dei Bauhaus di "Rosegarden Funeral Of Sores" e la celeberrima "I Walk The Line" di fattura Alien Sex Fiend hanno portato negli anni più generazioni del popolo goth europeo in pista. La tastiera e la chitarra sono quindi le artefici del sound dei Bodysnatcher, a volte intercambiandosi, spesso duellando su binari separati; se la prima mantiene i connotati più classici del synthpop di matrice prettamente eighties, tra Depeche Mode nella loro più classica essenza e Peter Schilling, come in "Sci-Fi", la seconda tra riff nevrotici e tesi graffia in più di una traccia il suono, 'sporcandolo' e dandogli quel connotato acido che mi porta a menzionare gli Alien Sex Fiend prima citati. Su queste linee è rappresentativa la lenta e tesa tessitura di "Open Blind": le influenze Bauhaus sono ben presenti, sebbene le tastiere diano un carattere attuale alla traccia. Stesso discorso per il momento successivo, "Hide'N'Sick", più ritmato e con riff estesi ed acidi che Franky articola senza risparmio. Ottima davvero la tecnica di questo chitarrista, che propone più di una soluzione nell'uso dello strumento anche all'interno delle singole tracce. L'album si ritaglia pure momenti più introspettivi con cadenze più ambient: "Difference" e "Of Mistery End" sono due tracce che forniscono la giusta rottura, nell'ottica globale di una musica ad ogni modo sempre su livelli di costante tensione post-punk. La voce di Tom chiude il cerchio sulle reminescenze di Peter Murphy & co., ma questo è in gran parte dovuto al recitare impostato che è prerogativa di Murphy; se sia un limite lo lasciamo giudicare a chi proverà ad ascoltare una band nuova che ha la possibilità di proporre, in futuro, percorsi artistici interessanti sulla base di un debut come questo, che in vari punti stimola l'ascolto. Il momento più accattivante del disco? Per vari motivi reputo sia "Ghost Rider", tra cavalcate di chitarra e cadenze di tastiera simili ai primi Sigue Sigue Sputnik, quindi ritmo, echi di voce e movimento del corpo: qui si balla signori, e senza risparmio!
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/bodysnatchermusic
http://www.manicdepressionrecords.com/