18-02-2008
"Farewell Tour 2008"
THE MISSION + Dead Guitars
Milano, Music Drome, 13/02/2008
di Roberto Alessandro Filippozzi
foto Belgica Urriola
THE MISSION:
The Crystal Ocean
Serpent's Kiss
Over The Hills And Far Away
Naked And Savage
Garden Of Delight
Paradise (Will Shine Like The Moon)
Raising Cain
Wishing Well
Wake
Tomorrow Never Knows
Like A Hurricane
1969
Dancing Barefoot
Island In A Stream
Shelter From The Storm
Bis:
Tower Of Strength (2004 version)
Questa serata milanese con gli storici The Mission, prima di quattro date nel territorio italiano, doveva essere una data da ricordare ed incorniciare, visto che per la band inglese si tratta del tour di addio... Già, doveva, perché le aspettative erano altissime, ed invece qualcosa è andato storto. Anzitutto si era parlato di una formazione comprendente ben tre quarti della line-up originale (quella dell'86, per intenderci), ed invece né Craig Adams né tanto meno Simon Hinkler si sono visti sul palco, lasciando al solo Wayne Hussey ed ai suoi gregari (bravi, per carità, ma pur sempre lontani dallo spirito originario della band) il compito di dare l'ultimo saluto ad un pubblico che per tanto tempo li ha seguiti. Poi la scaletta, che avrebbe dovuto includere esclusivamente brani dei primi 4 album dello storico combo inglese, ma vedremo più avanti com'è effettivamente andata...
Ad aprire la serata troviamo i DEAD GUITARS, quintetto comprendente musicisti provenienti da Germania, Olanda e Scozia che ha debuttato lo scorso anno col discreto ma non trascendentale "Airplanes". Nei tre quarti d'ora a loro disposizione i cinque musicisti non hanno certo sfigurato, proponendo un sound che si rifà tanto al rock più emozionale quanto a certa new-wave britannica dei bei tempi che furono: una manciata di brani ben eseguiti e capaci di trasportare emozioni, anche se il pubblico, in vero un po' freddo, pur non mancando di applaudire non è riuscito a scaldarsi a dovere col sound delle 'chitarre morte'.
Poco dopo le 22:00, col locale ancora mezzo vuoto (e la situazione non cambierà col passare del tempo) e di fronte ad un pubblico la cui età media è decisamente superiore ai trent'anni, salgono finalmente sul palco i THE MISSION, pronti a dare l'ultimo addio al pubblico milanese e del Nord Italia in generale. L'apertura lascia ben sperare: sebbene Wayne non sia nella miglior forma vocale (e nemmeno in quella del tour di "Aura", per intenderci), la band propone subito cinque estratti da "The First Chapter", scaldando a dovere gli animi soprattutto sotto il palco. A questo punto era lecito attendersi una scaletta che pescasse le cose migliori dagli altri tre capisaldi della discografia dei Mission, ma così non è stato: da "God's Own Medicine" è stata eseguita la sola "Island In A Stream", da "Children" è stata ripresa solamente "Tower Of Strength" (peraltro in una versione del 2004 che, seppur molto bella ed arabeggiante, non ha entusiasmato i 'puristi') e da "Carved In Sand" soltanto "Paradise (Will Shine Like The Moon)". Per contro, "The First Charter" è stato eseguito praticamente per intero, mentre il resto della scaletta ha incluso brani sicuramente poco importanti nel foltissimo repertorio della band inglese, fra i quali è riuscita ad imporsi solamente l'indiavolata "1969", mentre si fatica a capire la presenza di un estratto dal mediocre "Neverland", segnatamente "Raising Cain". I bis avrebbero dovuto includere tre momenti fondamentali come "Beyond The Pale", "Wasteland" e "Deliverance", ed invece, complice probabilmente un pubblico "che annoia noi più di quanto noi annoiamo voi", come ha detto dal palco lo stesso Wayne, il tutto si è limitato alla versione di "Tower Of Strength" di cui sopra, il che va a sommarsi al dispiacere per non aver potuto godere di momenti come "Severina", "Love Me To Death", "Butterfly On A Wheel" e molte altre. L'amaro in bocca si sente eccome, specie per chi c'era alla data milanese del tour di "Aura", quando Wayne e soci offrirono una performance infinitamente superiore sotto ogni aspetto rispetto a questo malriuscito addio, nel quale i Nostri si potevano senza dubbio risparmiare certi simpatici siparietti (incluso quello con la coppia salita sul palco) e certe esecuzioni sin troppo dilatate per eseguire qualche cavallo di battaglia in più, magari sforando il traguardo dell'ora e mezza, che in caso di addio risulta un tempo non propriamente soddisfacente. Fortunatamente per la band le altre date italiane, soprattutto quella di Roma, sono andate in ben altro modo (anche a livello di scaletta), ma per il pubblico accorso in questa serata milanese difficilmente il ricordo sarà indelebile.