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Room 103

31-03-2009

THE SISTERS OF MERCY

European Tour 2009

Cover THE SISTERS OF MERCY

Estragon, Bologna, 10/03/2009

di Nicola Tenani

foto Valentina Bonisoli

SETLIST:

Cash And Burn
Ribbons
Long Train
Alice
Flood I
Floorshow
Anaconda
Marian
Susanne
Arms
Dominion/Mother Russia
Summer
First And Last And Always
This Corrosion
Flood II
Something fast
Vision Thing
Lucretia My Reflection
Top Nine Cut
Temple Of Love

Ancora una presenza sotto il palco per noi di DARKROOM Magazine, e dopo i Damned eccoci di nuovo ospiti del locale bolognese, che ringraziamo per la grande disponibilità ed il supporto logistico interno. Locale che, per chi frequenta gli stage emiliani, è un punto fermo per vari generi musicali, specificamente rock, con strizzate d'occhio pure per gli amanti della nostra musica. La sorpresa all'interno è stata immediata: nonostante la data cadesse di martedì sera, il pubblico presente per assistere all'ennesimo ritorno in Italia dei THE SISTERS OF MERCY era numeroso, seppur nell'età la fascia over 30 la faceva da padrona. Pochi i giovani, e questo mi ha lasciato perplesso: spesso alle serate danzanti i vari brani dei Sisters sono tra i grandi e più gettonati riempipista, le nuove generazioni evidentemente sono restie a condividere un evento live... Il concerto inizia puntuale, come ci si aspettava tra stroboscopiche accecanti e fumi diffusi: a soffrirne è stato il reportage fotografico, che nonostante la buona qualità artistica delle foto che vi proponiamo, risente del continuo uso di fumo e luci accecanti, prerogativa della band di Andrew Eldritch. La bellezza dell'immagine va vissuta anche sotto il profilo artistico nel surreale gioco che più luci e foschie artificiali creano per gli spettri che sul palco si muovono. Tra inconsueti suoni industriali, ecco i membri della band entrare in scena sulle percussioni programmate di Doktor Avalanche, attualmente un modello Akai S1000. I due chitarristi consolidati nelle ultime line-up, Ben Christo e Chris Catalyst, cominciano le selvagge galoppate di chitarra con ottimo senso del palco. Poi l'uscita di Eldritch, osannato dalle oltre duecento persone presenti. Inizio subito all'insegna della potenza nei riff metal delle chitarre in "Crash And Burn" e "Ribbons"; la dolcezza realmente gothic rock di Wayne Hussey e dei suoi accordi è relegata al passato, la storia si conosce, inutile recriminare un trascorso che ha comunque regalato quella deliziosa realtà che sono stati i Mission... Concerto in cui "First And Last And Always" e "Floodland" hanno determinato la parte numericamente più corposa della setlist: Andrew ha dato prova di un'ottima forma vocale, anche più che in passato, nonostante si perdesse la voce tra i volumi troppo alti delle due chitarre, ma già con il quarto brano, "Alice", il profumo della memoria si è inebriato di quei ricordi ancora presenti in una generazione che è cresciuta tra questi suoni. "Flood I", "Anaconda", poi "Marian", eseguita su toni bassi (mai come nell'originale, dove le caverne della voce erano abissi di timbri gravi), non urlata come in passato (soluzione che si rivelò pessima). La scelta di base è stata comunque quella di rimanere sulla naturalezza nel cantare, poco usato il riverbero, ancor meno l'eco, se non in alcuni momenti; la gente si diverte, balla "Dominion" come "First And Last And Always", si scatena con "This Corrosion" e "Lucretia My Reflection". Quasi due ore ripercorrendo una piccola storia di rock nero, vissuto tra luci ed ombre nel ricordo della formazione originale, dell'inserimento negli anni di 'personaggi' di richiamo come Patricia Morrison ed Ofra Haza in "Temple Of Love", godibilissima nella versione di Eldritch senza l'uso degli arcinoti vocalizzi. Non poteva mancare nemmeno "Dominion/Mother Russia", per un quadro completo che ha accontentato chi per un'ennesima sera ha voluto perpetrare i propri ricordi e chi, per la prima volta, ha vissuto i Sisters Of Mercy dal vivo. Mi lascia sempre stupito questa volontà di vedere la band on-stage anche se essa non ha più pubblicato album da anni, ed il rammarico rimane sempre per quelle occasioni in cui le band vive e produttive si ritrovano sparute presenze ad assistere ai loro spettacoli. L'augurio è sempre che la cultura della musica dal vivo non stia solo nell'inseguire da parte di vecchie e nuove generazioni 'dark' il passato prossimo e remoto, ma che la voglia di guardare avanti si impossessi di nuovo della gente strisciando nell'ambiente goth con 'fame' di palcoscenico. Se ciò avverrà anche passando da questi eventi, ben venga, ma l'alternativa è il lento declino verso il fondo: la strada è sdrucciolevole, e a volte nemmeno i migliori anfibi possono bastare...