05-12-2008
TOTAKEKE
"Forgotten On The Other Side Of The Tracks"
(Tympanik Audio)
Time: (67:24)
Rating : 8.5
Se vi sono piaciute le tracce di "ELekatota" (terza release dell'artista newyorkese Frank Mokros), "Forgotten On The Other Side Of Tracks" non può che esaltare l'ascolto. Per tanti motivi, rimarrà comunque un gradevole colpo di coda nel finale di questo anno nel contesto IDM/industrial. Rispetto all'album precedente l'agogica è maggiore: il distacco freddo e geometrico lascia posto ad un coinvolgimento diretto dell'artista. Meno macchina e più cuore: i momenti dance, soprattutto nella prima parte dell'album, sono carichi di ritmo e trance al limite dell'ipnosi, e in ciò Totakeke si allinea con la scuola di This Morn' Omina. In questa direzione virano "Left At The Station 1" o "The Things That Disappear When I Close My Eyes (rmx by Pandora's Black Book)". Uno dei momenti migliori del dischetto è la terza traccia, "Plug Me Back In": incredibili le virate stilistiche che Frank Mokros riesce a rendere omogenee senza interruzioni illogiche, ma fatte di piccoli e variabili risvolti. La sua crescita lenta ed ambientale nella parte centrale ha le sembianze di un'orchestra ad archi digitale: quello per l'artista è il momento dell'evoluzione, e così le fattezze statiche e sinfoniche diventano il preludio verso la trance, corroborate da rumori di uno dei tanti futuri possibili. Così "Strangle(_D)", dalla sua iniziale base oscura ed industriale, muta verso l'ipnosi acustica volta verso il movimento corporeo, da ballare (come tutto il disco) senza schemi preconcetti ma dando libero sfogo alle sensazioni epidermiche ed alla richiesta di anarchia corporea di movimento. Tutto l'album è un capolavoro in tal senso: rispetto ad ELekatota è proprio la grande propensione dance che porta il nuovo lavoro di Totakeke a diventare un must per qualsiasi dj che cerchi più tracce d'ispirazione in un contesto sì IDM ma impuro, di respiro cerebrale ma anche fisico. Nel produrre artisti simili ed in modo non casuale, la Tympanik non smette mai di stupirci: se la base e la culla dell'elettronica come genere di ascolto - ma anche di propensione dance - vede la nostra Europa protagonista e capostipite, la risposta americana della Tympanik è forte, anche perché nella prerogativa spesso 'lounge' del suono degli artisti della label, gli echi più derivanti dal nostro synthpop più industriale sono volutamente manifesti e non occulti, ed in ciò può nascere un grande manifesto globale di un unico suono proiettato nel futuro. La voce è sempre volutamente assente, a volte riverberi pseudo-umanoidi si insinuano nel sound ma sempre nel sottofondo; la macchina governa, il digitale è il verbo ma l'uomo esiste dietro di esso, governa occultamente il proprio suono, le geometrie perfette vengono spezzate in continui cambi lineari e non forzosi, l'ipnosi si insinuerà in tutti voi. Un consiglio: fate che sia la musica a guidare le emozioni, eludete la ragione e date forza all'istinto, in una sorta di retrogradazione che dal primordio si proietta all'infinito.
Nicola Tenani
http://www.myspace.com/elekatota