02-06-2008
KONTOUR
"Scanners"
(Some Bizzare/Audioglobe)
Time: (56:29)
Rating : 7
Esce per Some Bizzare il nuovo lavoro di Kontour, artista britannico fortemente voluto nel roster della label da Stevo Pearce, dando così continuità ai progetti di wave sperimentale ed industriale, iniziati fin dai lontani anni '80 con band come Test Dept., Psychic TV, Einstürzende Neubauten e Cabaret Voltaire. Non è quindi un caso che proprio per questa etichetta esca "Scanners", e proprio sulla scia di questi nomi illustri, patrimonio indelebile della ricerca sonora, con coraggio ed in maniera ancor più radicale Kontour estremizza temi, suoni e testi. Tutto ciò per affermare con forza la grande evoluzione che c'è stata in questo genere musicale, in contrapposizione a chi vuole l' IDM come 'la novità assoluta' in ambito elettronico. "Scanners" è figlio diretto di album come "Love's Secret Domain" dei Coil e "The Voice Of America" o "Red Mecca" dei Cabaret Voltaire, evoluzione che porta agli estremi e nel futuro più lontano la trance acida e patologica di questo genere musicale. È un disco che si nutre delle psicosi collettive contemporanee sempre più estreme, figlie del potere che controlla le menti, del plagio sociale, della distruzione del tessuto umano: Kontour, nelle 15 tracce che compongono questo debut-album (che segue l'EP del 2007 "Protect & Survive"), denuncia con forza e provoca in maniera determinata la nostra psiche durante l'ascolto. Mentre lo ascoltate, immaginate di uscire dagli schemi sonori e vivete il tutto come una grande installazione sonico-visiva nel subconscio, evocando immagini nella mente... Immagini di aridità post-atomica, obelischi d'acciaio come fossero residuati di un'archeologia futurista e futuribile, desolanti città vuote, iene post-belliche dalle sembianze umanoidi che arrancano in poltiglie d'acciaio e cemento armato, creature uscite dalla mente di Giger con tutta la loro carica sadica: noi, figli di un masochismo non voluto. Immaginate la voce di Kontour come quella di un grande parassita di potere, che detta regole medianiche e subliminali ai sopravvissuti di un'Apocalisse che rischia di non essere così lontana nel futuro. Per rimanere sulla voce dell'artista, è interessante mettere in evidenza che non esistono manipolazioni digitali su di essa: la ricerca sonora è effettuata campionando le vocals partendo da registratori a nastro e filtrando il tutto tramite synth, recuperando così un feeling old-style; drum machine trovate in circuiti di materiale usato, una sorta di avanguardia che nasce dal vintage, la stessa strumentazione che usavano ad esempio i Kraftwerk fin dagli anni settanta, al servizio della ricerca attuale, nessun uso del personal computer. Risulta quindi una voce fredda, malata, impersonale, abominevole nella sua demoniaca presenza. Escono così direttamente da inferni urbani tracce come "Fireworks" o "Necromance", che per la loro cupa ossessività ricordano a volte certi suoni Cold Meat Industry in stile Atrium Carceri. Ideali colonne sonore ai romanzi di William Gibson, come "Necromance", dove il peso delle multinazionali e dei loro interessi schiaccia l'umanità impotente. Musica che fa da sfondo a città governate dai robot di Asimov, dai demoni di Lovercraft, che usciti da Cthulhu non nudi ma rivestiti da corazze d'acciaio, rappresentano non suoni sordi usciti dagli incubi, bensì suoni gutturali e campionati, simili a bombardamenti di onde elettromagnetiche. "Scanners" riesce con forza a visualizzare i fondali evocati, e Kontour mette in evidenza la grande ricerca tecnica nel suono. In altri momenti, seppur nella sua peculiare neurosi sonora, si intravede una luce tra lo smog, venature rosse ma malate in un cielo plumbeo, velato comunque di un lieve ottimismo sopravvivente. "Kennedy Syndrome", "Second Skin", "Snow Blind" e "Lazarus" ne sono l'esempio: qui la musica si avvicina alla meno desueta IDM di altre tracce, e la scuola Aphex Twin tra le righe si sente. Su tutti, comunque, gli episodi a mio avviso migliori sono "Lest We Forget", per l'impersonalità della voce campionata in relazione alla buona ritmica dei synth, e la già citata "Second Skin". Ad un primo approccio "Scanners" può essere un disco ostico, ma se nell'ascoltarlo aprite la mente verso le visioni da incubo sociale evocate, l'arte di Kontour vi potrà ammaliare.
Nicola Tenani