26-04-2008
NORDSCHLACHT
"Silence, Beauty And Cruelty"
(Klangdynamik Records)
Time: (70:47)
Rating : 6
Proveniente dal sud della Germania ed attivo già da alcuni anni, il duo formato da Arnte e Schmoun approda oggi al sospirato debutto sulla lunga distanza, patrocinato dall'emergente label (anch'essa tedesca) Klangdynamik. Le coordinate stilistiche sulle quali si muovono i due musicisti abbracciano idealmente tanto l'EBM dei primi anni '90 quanto certe tendenze harsh odierne, ma con dei netti distinguo: anzitutto il sound di Nordschlacht si presenta più melodico, avvolgente ed arioso rispetto a quello che si potrebbe pensare accostandolo alla electro body music tout court, mentre l'aspetto 'harsh' viene evidenziato esclusivamente dalle vocals, comunque dotate di maggior genuinità e non distorte come nei prodotti standardizzati che tale filone ci offre sin troppo spesso di questi tempi. Niente di particolarmente nuovo sotto il sole, anzi: il duo sfrutta soluzioni, ritmi e suoni già ampiamente noti in ambito dark electro, ma lo fa con l'apprezzabile intento di esulare dai due grandi filoni di cui sopra, ed in un certo senso ci riesce pure. Intendiamoci subito: questo debutto ha innanzitutto un grosso limite dettato dall'eccessiva lunghezza, ma i suoni melodici e le ritmiche moderate riescono talvolta a raggiungere il proprio scopo, specialmente in frangenti quali "Don't Let It Go" (marchiata a fuoco da una soave voce femminile) e nella parte conclusiva dell'opera, dove il soffuso e pacato trittico "The Sear And Yellow Leaf"/"Last Goodbye"/"Determine", unito alla melodica "Causality Paradox" (fornita dai colleghi Jihad e nuovamente cantata da una voce femminile), rivela se non altro una certa sensibilità da parte del duo. Siamo sostanzialmente molto lontani dal tipico sound costruito in funzione dei dancefloor, e difatti le sole "String Theory", "Existence", "Adrenaline Overdose" ed il conclusivo remix (a firma Faze) per "Forrester" forniscono un po' di fisicità all'opera (senza comunque graffiare a sufficienza), che resta comunque più indicata per l'ascolto privato rispetto all'irruenza a senso unico di troppi colleghi del duo in esame. Come già detto, il limite maggiore del disco è rappresentato dalla sua eccessiva durata: lavorando su di un numero minore di brani e puntando maggiormente sulla melodia, i Nordschlacht potranno dire in futuro qualcosa di ben più interessante rispetto ad un debut che, comunque sia, si rivela un primo passo accettabile e migliore di tanti altri esordi.
Roberto Alessandro Filippozzi