21-03-2022
OBERER TOTPUNKT
"Totentanz"
(Danse Macabre)
Time: CD (68:27)
Rating : 8.5
Ci sono voluti cinque lunghi anni per dare un successore all'eccellente "Neurosen Blühen", ma alla fine il duo di Amburgo è tornato in grande stile con l'attesissimo sesto album, destinato a ribadire la caratura di un act che ha saputo crearsi una dimensione unica in ambito dark/electro, grazie ad una voce estremamente caratterizzante, ad una scrittura sagacemente estrosa e ad un suono personale ed efficace in ogni sua variante. La carismatica singer Bettina Bormann, con la sua vocalità algida e "teutonicamente quadrata", ed il drummer/polistrumentista/compositore Michael Krüger, assieme al chitarrista e fidato compagno di tanti concerti Stefan Frost, allestiscono non soltanto la loro opera più corposa (ben sedici brani per quasi 70 minuti), ma anche quella più completa, in cui la chitarra gioca un ruolo ancor più importante rispetto al passato. Proprio la sei corde non ha timore di farsi particolarmente dura, come nel roccioso, severo e rammsteiniano anthem "Oberer Totpunkt" che apre magistralmente l'album fra suggestioni dark-electro, così come nella tambureggiante e sinuosa title-track ed in quella "Dia De Los Muertos" dal groove irresistibile. Tre autentici picchi, cui ne seguono altrettanti: la severa e vorticosa "Scharlachroter Schnee", con la sua gustosa tensione post-punk; la suadente ed ipnotica "Liebeleid", con la sua maestosa e suggestiva melodia; e "Jetzt Oder Nie", tesissima nel suo beat serrato. Al netto di pochissimi esercizi di stile (tre al massimo), fondati su un buon impatto ma meno avvincenti rispetto al resto, il combo tedesco regala solo ottime cose, dalla poetica e drammatica "Mitten Ins Herz" per piano e recitazioni al seducente groove darkwave di "Tänzer Im Regen", e ancora in territori darkwave con l'oscura e sussurrata "Dystopia", che si fa severa e apocalittica. Se ancora ci fosse bisogno di sottolineare l'eclettismo dei Nostri, "Rien Ne Va Plus!" ci sorprende con le sue ritmiche swing/jazz a corredo degli ariosi synth, mentre la penetrante fisicità dell'EBM emerge con la baldanza delle bassline nella muscolare "Die Krieger", con le sue sferzate chitarrose, e nel sinuoso atto finale "Unterer Totpunkt". Non soltanto l'ennesimo centro di una band straordinaria e dai grandi mezzi, ma anche e soprattutto uno sforzo compositivo encomiabile che, unito ad una professionalità esemplare, ripaga della lunga attesa, e per il quale è facile pronosticare meritati ed unanimi consensi.
Roberto Alessandro Filippozzi