11-11-2015
SWARM INTELLIGENCE
"Rust"
(Ad Noiseam)
Time: CD (53:49)
Rating : 8
A circa un anno dagli ampi e meritati consensi riscossi con l'esordio in formato fisico - nonché primo lavoro per la Ad Noiseam - "Faction", l'irlandese con residenza a Berlino Simon Hayes è pronto a bissare i successi di critica e pubblico con un nuovo full-length. "Faction" aveva già dato ampia dimostrazione delle abilità del Nostro nel modellare la materia industriale grezza dotandola di ritmi sempre funzionali all'atmosfera, facendo di Swarm Intelligence uno dei nomi su cui puntare forte nel settore dell'industrial beat-driven. "Rust" si spinge ancor più a fondo nel suo tornare all'essenza del termine 'industrial': Simon ha infatti racimolato la materia grezza con registrazioni di campo in remote aree industriali, centrali elettriche et similia, catturando letteralmente il suono del metallo che arrugginisce. E, cosa ancor più interessante, in diverse tracce non è stata fatta praticamente alcuna post-produzione, laddove in altri brani è stata riprocessata la materia base. Il risultato è inevitabilmente più organico nel senso più stretto possibile del termine, e questo sin dalle vibrazioni dell'introduttiva "Courtyard", sebbene sia la seguente "Iridescent" a mostrarci quali siano le vere peculiarità del sound: cumuli industrial modellati con cura ed intelligenza, riflessi vibranti, ritmi moderati che sanno crescere d'intensità, austera oscurità ed un groove penetrante che lavora più sul cervello che sul corpo. Le dieci tracce di un'opera a tinte scurissime, arcigna, austera e spesso tremendamente lugubre come la desolazione che descrive (quella dove il tempo consuma lentamente ma inesorabilmente ogni cosa) funzionano perfettamente in un flusso sonoro che cattura nella sua interezza, dalle movenze più minacciose di "Vibrating Wire" agli influssi dubstep di "Low Power Line", dalla fisicità più pulsante di "Barricade" ad un finale più atmosferico e da soundtrack con le suggestive "Chamber" e "Thierbach Demolish". I momenti migliori di un'opera così ben riuscita (e prodotta, con bassi a dir poco superiori esaltati dal solito mastering dell'infallibile Angelos Liaros) sono senza dubbio "Excavator 288" e "Demolition Ground", emblematici delle capacità pratiche e compositive - nonché dell'estro - che contraddistinguono Hayes, artista che padroneggia la materia industriale come pochi altri nel proprio settore. Una grande conferma per un act fra i più interessanti oggi in circolazione per chi cerca un suono industriale sì dotato di ritmiche, ma realmente noisy, corrosivo e molto più cinematico che fisico. Disponibile anche in vinile doppio con annessa copia in CD.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.swarmintelligence.net/