13-02-2011
ROEL FUNCKEN
"Vade"
(Ad Noiseam)
Time: (73:00)
Rating : 8
Roel Funcken è la seconda metà del progetto Funckarma, condiviso con il fratello Don. Dopo la realizzazione del secondo volume della serie "Dubstoned" con il progetto madre nel 2008, Roel ha deciso di dare libero sfogo alla propria creatività con il suo primo lavoro solista dal titolo "Vade". Per realizzarlo non ha badato a limiti di spazio e mezzi, utilizzando quasi tutta la durata massima possibile per un CD e appropriandosi di una serie di linguaggi espressivi che, peraltro, fanno già parte del progetto madre. Tuttavia rispetto ai Funckarma, a cui piace mescolare generi classici come jazz o reggae a cose moderne tipo hip-hop e dub, Roel focalizza di più l'attenzione sull'area dub, IDM e post-industriale, riversando nelle sedici tracce di cui è composto il disco tutte le sue visioni e la sua notevole perizia tecnica. Come detto l'IDM e il post-industrial sembrano essere le coordinate sonore che incrociano più di frequente la rotta musicale del Nostro, come ben si sente in pezzi come la title-track o "Orc Darce", nell'iniziale "Gallice" (più ipnotica e rumorista) e nel dub destrutturato di "Skarm Sfias". Il buon Roel si dimostra però particolarmente abile a trattare atmosfere ambient da inserire qua e là all'interno delle tracce, atmosfere che rendono più elegante e raffinato il disco. Nascono allora pezzi come "Ledge", con le sue suggestioni etno-ambient, la liquida "Vertox Dreaming" o l'incrocio pericoloso fra ambient e IDM di "Bluent", fino all'onirica "Lyra Stellum". C'è poi "Daze Flextone", una delle cose migliori del disco, che aumenta i giri del motore, innestando nella quieta serenità ambient un vortice cyber potente e ipnotico, e introduce i pezzi più aggressivi come la martellante "Martyrz" o gli aggressivi incroci fra drum'n'bass e post industrial di "Halfkriel" e "Lajor Mazer". Come si può capire, "Vade" è un disco che tocca diverse corde, dalla meditazione all'ipnosi, dal sogno all'aggressione, e risulta adatto sia per essere ascoltato in cuffia, sia per essere ballato nei dancefloor. Se c'è un difetto, è l'eccessiva lunghezza: due o tre pezzi in meno avrebbero contribuito a rendere più leggero tutto il lavoro. Tuttavia, se la lunga durata è una cosa voluta e funzionale alla filosofia dell'opera, allora la si può tranquillamente perdonare. Visto il risultato, ci auguriamo che Roel non decida di tornare nell'alveo dei Funckarma senza dare ulteriore seguito alla sua esperienza solista.
Ferruccio Filippi