13-02-2011
THE DARK UNSPOKEN
"Diode In Your Head?"
(D-Rat. Rec/Echozone/Masterpiece)
Time: (60:15)
Rating : 3
La già ampiamente sottolineata iperattività della Echozone sembra purtroppo favorire la quantità a scapito della qualità, è così, al fianco di bei lavori come le ultime prove di Born For Bliss, Zeritas, White Pulp, Adreas Gross e Donwstairs Left, giusto per citarne alcuni, troviamo debutti mediocri (Moon.74) e prove da pollice verso, come questo terzo album dei The Dark Unspoken, co-prodotto dalla label tedesca. Ben lontani dalla maturità che dovrebbe coincidere col fatidico terzo lavoro, i tre ridicoli musicanti (vedere le foto del booklet per conferme) compiono se possibile un ulteriore passo indietro rispetto al già insulso predecessore "Rotten Memories" (2008), presentandosi ancora clamorosamente impreparati sia sul piano della produzione, scandalosamente grezza ed incolore, che a livello di songwriting, assolutamente piatto e privo di qualsivoglia idea originale, o anche solo ben sviluppata. Immaginate i Funker Vogt del primissimo album, spogliateli di qualsiasi abilità tecnica e compositiva, piazzate dietro al microfono un tizio che ha decisamente sbagliato mestiere, registrate il tutto con apparecchiature scadenti e, forse, avrete qualcosa che si avvicina a questo disastro in piena regola... Il problema è che le nuove song, quasi tutte rivolte al dancefloor, suonano così rozze da far sembrare quei Funker Vogt (mica quelli di oggi...) dei maestri di raffinatezza, ed utilizzare una chitarra così sporca e gracchiante affossa definitivamente un'EBM dove la banalità e la prevedibilità di melodie ed arrangiamenti rappresentano la palude nella quale s'impantana ogni cosa, a partire dalle pessime vocals - terrificanti all'altezza dei refrain - di Darkun (che in un paio di episodi si cimenta anche con cantati harsh, coi risultati che lasciamo immaginare). Difficile salvare qualcosa in mezzo a tanta mediocrità, capace talvolta di sfociare nella pura stupidità ("Wild Life"), e citare come unica nota positiva lo strumentale conclusivo "Decisions", peraltro non certo indimenticabile, la dice lunga sull'incapacità del trio di scrivere canzoni degne di definirsi tali... Un act catastrofico su cui mettere definitivamente una pietra sopra.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.thedarkunspoken.com/
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