06-10-2010
FUNKER VOGT
"Blutzoll"
(Synthetic Symphony/Audioglobe)
Time: (51:53)
Rating : 7.5
Tre anni dopo "Aviator" ed a seguito di un paio di uscite live torna sul mercato il colosso EBM di Hameln, approdato al traguardo dell'ottavo album in quindici anni di onorata carriera. Quello dei Funker Vogt è un suono consolidato che magari non avrà regalato grossi picchi con le ultimissime prove, ma in possesso della carta vincente della personalità: basta un attacco e capisci subito che sei di fronte alla premiata ditta Thomas/Kästel. In ciò il nuovo album non fa eccezione, come svela da subito "Arising Hero", primo singolo estratto che chiude la celebre 'trilogia dell'eroe' (con "Tragic Hero" e "Fallen Hero"): un brano solido come compete al duo tedesco, munito di uno di quei refrain epici e solenni che sono uno dei maggiori trademark dei Nostri, e nello stesso solco si muovono anche altre bombe da far detonare live e sul dancefloor del calibro di "The State Within", "Fire And Forget", "Hold My Ground" e "Black Waters", tutte fornite di muscoli, spessore e melodia in quantità. Ma la nuova fatica mette in campo più varianti rispetto ad altre prove antecedenti: lo dimostrano momenti come la quadrata, spigolosa e pesante "Genozid", oppure il solido strumentale fornito di un bel piglio da soundtrack "Terroristen", o ancora la melodica e meccanica "Robots", intensa ed arrangiata a meraviglia, mentre la chitarra sbuca fuori con decisione nella massiccia "Bloodthirst", altro momento che esalta la robusta produzione. Notevole, poi, il duetto vocale con Valerie Renay (Noblesse Oblige) nella suadente electro-ballad "My Innermost", delicata come mai la band tedesca era stata prima d'ora, ma il momento che più colpisce è la devastante "Krieger", vorticosa e violenta scheggia cantata furiosamente da Jens assieme al frontman dei Das Ich, Stefan Ackermann (non abbiamo note ufficiali che lo confermino, ma ci sembra decisamente lui), con tanto di break apocalittico ad hoc. Chiude la tracklist ufficiale la versione 'forgiven' di "Arising Hero", ben riuscita rilettura sinfonica del singolo, ulteriormente enfatizzata negli arrangiamenti in qualità di ghost-track conclusiva, stavolta privata delle vocals. Tanti muscoli, come da copione, ma anche una maggiore varietà nelle strutture: un ritorno positivo per una band che, senza precludersi il legittimo spazio per l'estro, sa come non deludere il proprio pubblico.
Roberto Alessandro Filippozzi
http://www.spv.de/syntheticsymphony/