23-08-2010
FRACTIONAL
"Blood"
(Tympanik Audio)
Time: (48:00)
Rating : 7.5
Sinergie non inconsuete e copertura planetaria supportano massivamente il nuovo full-length dell'act belga Fractional. Tympanik Audio e Brume Records (piccola label su cui Gwenn Trémorin, universalmente noto come Flint Glass, e Boris Volant riversano le proprie intuizioni discografiche) si cimentano nella doppia produzione del quarto full-lenght "Blood" a due anni di distanza da "Come Mierda", album che ha rivelato Eugenie 'Fractional' come nuova star tra i manipolatori di synth e sequenze. Avrete quindi capito che l'area di manovra della Nostra è il breakbeat ruvido e pirotecnico, sempre meno votato alle atmosfere cosmiche del passato, allontanandosi dai mood del debutto "Hliods" del 2004, seguendo ora percorsi verso kaos-machine già battuti da altri solo-project. Iszoloscope o Lucidstatic, in parte alcune visioni musicate da Candle Nine, ma più propenso al beat che esplode: questo è il mondo di Fractional, in cui vi invitiamo ascoltando "Blood". Subito in apertura, senza troppi cerimoniali, "Water" è breakcore distorta, ruvida e devastante nel porgersi decadente e macchinosa, scura nelle apocalissi underground evocate, gestita su anarcoidi reminiscenze post-wave mixate tra i volubili schemi logaritmici, parallela a "Wo", ciclica e veloce, brillante e meno sequestrata dalle drum session ma, anzi, orientata al dominio di un impero elettronico. Creature estetiche dipinte su soundscape industriali (geneticamente ora Eugenie non è troppo lontana dai Feindflug, ma solo in questo aspetto): "Elephant's Dance" è un intreccio continuo polimelodico dove sessualmente le singole linee si congiungono per un amplesso finale che determina l'armonia musicale, ora rilassata. Note più veloci ma ordinate: un plasma sonoro che scorre traccia dopo traccia pompato da un cuore mentale, quello della musicista di Liegi. Ad intervalli il flusso rallenta in quieti ambient, oasi in cui il suono è coltivato con maggiori intuiti visionari, glitch arabescati come in "Thear", oppure fluttuanti alchimie soniche come in "Niv", per cadere nelle depressioni post-filosofiche di "Mel", ambiente ora arido per cui la musica di Eugenie si tinge di blu elettrici acidofili ed affranti: questo è il regno della solitudine. Tredici tracce in cui al mastering compare anche Justin Brink (Pneumatic Detach), jolly lussuoso di casa Tympanik: musicista, addetto alla qualità del suono in "Blood" come lo fu per altri colleghi e nella veste di art designer a completare un piccolo team, vincente ancor prima di presenziare sugli scaffali (anche virtuali) del mercato.
Nicola Tenani